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#25 novembre: Enza Cappuccio

Da Marypinagiuliaalessiafabiana

Enza nasce a Napoli 33 anni fa, quattordicesima di quindici fratelli. La sua infanzia é caratterizzata da una condizione di estrema povertà, cui si aggiunge un grave deficit visivo che peggiorerà nel tempo fino a renderla quasi cieca. Per sfuggire alla difficile situazione familiare, Enzina si sposa giovanissima con Salvatore Giuliano, di un anno più grande di lei. Da questo matrimonio, una dopo l’altra, nascono quattro bambine. Enzina non lavora e gli introiti del marito, parcheggiatore abusivo, non sono sufficienti a garantire adeguato sostentamento alla famiglia. Salvatore ha anche un problema di alcolismo: torna la sera ubriaco e picchia Enza e le bambine, che presto vengono affidate ai servizi sociali. Enza resta sola con questo marito. Non esce mai di casa, è denutrita e viene regolarmente bastonata. Il suo femminicidio si consuma la sera del 14 gennaio 2012. Salvatore rientra a casa ubriaco e si accanisce su Enzina con pugni, calci, morsi. Durante il pestaggio in casa ci sono anche Domenico Manco, parcheggiatore abusivo subordinato a Giuliano, e Anna Luisa Cappuccio, nipote di Enza e moglie di Manco. Anziché difendere Enza, i due le tengono ferme le gambe mentre Giuliano, al termine delle sevizie, la strangola. A omicidio compiuto, Salvatore Giuliano si infila nel letto accanto al cadavere di Enza a godersi il riposo del guerriero (!). La sera dopo, al termine della cena, i tre avvolgono il corpo di Enza in un tappeto e lo trasportano in pronto soccorso. Qui inscenano una commedia, rifilando ai sanitari una storiella quanto mai inverosimile circa una fantomatica aggressione da parte di alcuni ladri introdottisi nell’appartamento. Ma non regge. Enza ha le orecchie parzialmente lacerate da morsi, presenta segni di bruciature di sigarette su tutto il corpo, le è stata sbattuta più volte la testa contro una ringhiera. Poche ore dopo, la confessione del tremendo assassinio.

La stampa ha parlato pochissimo di questa vicenda, e per lo più giustificando l’efferatezza di questo femminicidio con la difficile situazione socio-economica in cui viveva Enzina. Del resto, a chi vuoi che interessi l’ennesima storia, tutta italiana, di una donna ammazzata da un marito che credeva di poter fare di lei ciò che più gli garbava? Invece io ci tengo raccontarla: la condizione di estremo disagio sociale in cui si trovava Enzina avrebbe certamente dovuto essere monitorata, ma non è la causa di questo assassinio. Il degrado sociale è la cornice di questo terribile femminicidio, ma le vere ragioni sono da ricercare nell’omertà e nella nostra cultura maschilista che concepisce le donne come delle cose, degli oggetti da usare, consumare e gettare via quando se ne è stanchi.



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