da qui
L’edicola è un parallelepipedo rettangolare di colore grigio, con una tenda bianca che cade per circa un metro a fare ombra o riparare dalla pioggia. Sul bordo ondulato, rovesciato verso il basso, c’è la scritta Libreria Ricariche (manca la i dopo la erre) DVD, e sul costone superiore si pubblicizza per quattro volte il quotidiano cittadino Ostia Oggi. Sulla facciata si succedono quattro ante a vetro gremite di riviste colorate; nell’ingresso pendono oggetti di ogni tipo: palloni, cannocchiali, secchielli, sfere colorate. Sulla sinistra giacciono cinque scatoloni – vuoti – di cartone e una sedia rossa di plastica dove il giornalaio, nelle giornate miti, si gode gli attimi di pausa tra un cliente e l’altro. L’accavallarsi delle cose prosegue con l’accavallarsi della gente, un assembramento che, visto dall’alto, è un disegno a macchie chiare e scure, maglioni grigi o a righe, scarpe nere da uomo o chiare e aperte da donna, colletti stretti o larghi, capelli bianchi e neri, teste calve o brizzolate, corpi protesi o immobili per l’emozione trattenuta, sopracciglia alzate in segno di stupore per l’uomo steso a terra con un rivolo di sangue che scende sulla tempia e va a formare una chiazza rossa sul grigio sporco dell’asfalto. Ognuno rivive un suo ricordo, la vita privata fa irruzione nella storia collettiva cercando di forzarla, tentando di ritrovare un colore e un sapore, la sicurezza del già visto: l’eterno vizio del sovrapporre se stessi al racconto che deve liberarsi dalla morsa fatale della contingenza, seguire il suo destino, non cedere al tifo da stadio che vorrebbe Amerigo vivo o morto, a un’ idea di romanzo che fallisce sempre quando arresta il flusso della vita, la verità di ciò che accade al di là delle nostre paure e i nostri desideri.