Il primo atto del film-kolossal Rigoletto a Mantova, diretto da Marco Bellocchio e interpretato da Placido Domingo, è stato seguito dalle 20,30 su Raiuno da 2 milioni 659mila telespettatori.
Non c’è stata alcuna maledizione. L’operazione Rigoletto a Mantova è partita ieri sera nel migliore dei modi: il primo atto del melodramma verdiano, ambientato a Palazzo Te, si è rivelato come una prova di alta professionalità su tutti i fronti. E Mantova non può che guadagnare.
Senza dubbio, per la città è impagabile l’immagine dei titoli di testa, con Rigoletto-Domingo che esce di casa per andare al lavoro e vestirsi da buffone nella sala dei Giganti. Un biglietto da visita di qualità in grado di raggiungere un miliardo di persone.
Ma la qualità è stato il filo conduttore di questo film in diretta voluto da Andrea Andermann e dalla Rai. A partire dai cantanti, che, rispetto alle rappresentazioni teatrali, davanti alla telecamera devono dimostrare anche grandi capacità di recitazione. Ebbene, tutti gli artisti hanno giustificato ampiamente la scelta del casting.
Di Placido Domingo, negli anni è stato detto tutto; nella transizione da tenore a baritono ha confermato grandi doti di recitazione, arrivando a commuoversi nel duetto con la figlia Gilda. E proprio quest’ultima, il giovane soprano russo Julia Novikova, è stata la grande conferma della serata: di lei si parlava molto bene, la sua voce non ha smentito le attese. Perfettamente adatto al ruolo anche Vittorio Grigolo, un Duca di Mantova grande seduttore, che nel Giardino segreto del Te, adibita a casa di Rigoletto e Gilda, arriva a innamorarsi, sciogliendo per la prima volta anche il cuore della giovane. Convincenti lo Sparafucile di Ruggero Raimondi e il Monterone di Gianfranco Mostresor, così come tutti gli altri cantanti, sapientemente coordinati da Marco Bellocchio.
Nel cast c’era anche tanta Mantova, con la scuola di danza del Sociale di Marina Genovesi e gli attori della Campogalliani. Rigoletto a Mantova è anche una dimostrazione di alta tecnologia, con trenta telecamere ad alta definizione nei punti più impensati, due piccolissimi e invisibili microfoni piazzati addosso a tutti i cantanti e una batteria di luci in grado di illuminare 400 appartamenti con ai posti di comando il mago Vittorio Storaro, che ha permesso di cogliere anche i minimi particolari. Da non dimenticare l’orchestra sinfonica della Rai, che suonava nel remoto teatro Bibiena, sotto la direzione del grande Zubin Mehta. Tutto questo in diretta: una sfida.
Nei minuti appena precedenti la trasmissione, Palazzo Te brulicava di comparse, ma non c’era tensione. I monitor nelle sale del Te rimandavano le immagini di Mehta che provava; Bellocchio, all’altezza delle Peschiere, ricordava i tempi alle comparse che dovevano arrestare Monterone; dame in abito rinascimentale maneggiavano modernissime fotocamere per archiviare un ricordo dell’evento.
Nel frattempo, cominciavano ad arrivare le autorità; sì, perché questo primo atto del film in diretta è stato anche un evento mondano, con la cena di gala apparecchiata nel cortile meridionale e ideata dalla famiglia Tamani dell’Ambasciata di Quistello, con ricette ispirate all’epoca: brodo di pavone, risotto alla zucca con ristretto di vin cotto, faraona del Vicariato di Quistello. I convitati potevano seguire l’opera su alcuni video.
A pochi metri, nella sala polivalente, la proiezione di qualità, a cui ha assistito anche il presidente Rai, Paolo Garimberti. «E’ stato uno spettacolo straordinario – ha commentato al termine – che ha consentito a tutti gli spettatori di entrare veramente dentro la scena e di percepire tutta la fatica degli attori. Vedrò gli ascolti, ma sono fiducioso». Soddisfatto l”esordiente’ Domingo: «Tutto questo è meraviglioso, speriamo che il pubblico lo abbia apprezzato. Il 1º atto è andato, speriamo che anche 2º e 3º vadano bene».
[di Luca Ghirardini - Gazzetta di Mantova]