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28. Dimenticare

Creato il 25 febbraio 2011 da Fabry2010
28. Dimenticare

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Da quando Alberto ha cominciato a scrivere, si presenta un problema insormontabile: produce racconti su racconti senza riuscire più a distinguere tra realtà e finzione. Rileggendoli, si chiede se abbia vissuto in prima persona quella scena, se, per esempio, la ragazza dai capelli rossi abbia suonato veramente alla sua porta, a mezzanotte, sfidando il sonno e la buona educazione, o sia solo un parto malriuscito della sua fantasia di professore, assediato da studentesse in estasi e fidanzati innervositi dal suo successo sorprendente. Possibile che il viso magnetico della fanciulla con la faccia da Jessica Hamby, il profumo inconfondibile – non capirà mai quale: Roberto Cavalli, Christian Dior, Dolce & Gabbana? -, l’abito giallo e bianco che lo sfiora solleticandolo in punti insospettati, la voce calda che sembra avvolgerlo come una trapunta di lana in una notte gelida, possibile sia capace di descriverli nei minimi dettagli senza averli mai sentiti in contatto con le labbra, il ventre, come se proprio in questo istante la mano di lei s’infilasse tra il collo e la camicia, e cominciasse a percorrere la schiena procurandogli un brivido lungo e sconosciuto, possibile che il respiro spezzato che ora avverte nei polmoni, il battito cardiaco accelerato, la paura di cedere all’istinto, il desiderio di archiviare il ruolo, la cattedra, la reputazione, possibile sia tutto un’invenzione e non il vortice che lo trascina, senza che possa opporre resistenza, nella stanza preparata da tempo per l’evento che avrebbe dovuto realizzarsi, come un destino inevitabile disceso dal soffitto in legno, atterrato sul pavimento in pietra bianca, steso fra le lenzuola del letto in ferro appoggiato al muro di pietra costruito nella roccia? Dalla finestra si può vedere il mare, udire lo sciacquio delle onde che ora sono dentro il movimento, affannoso e regolare nello stesso tempo, della ragazza dai capelli rossi con la faccia da Jessica Hamby, che lo abbraccia senza che sia possibile distinguere tra favola e realtà, ma che importa se lui ha dimenticato il ruolo, la cattedra, il mondo, se tutto è un sogno che svanisce a poco a poco, come una musica di cui si avverte un’ eco indefinita, in lontananza?



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