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28. L’isola dei Barbosi

Creato il 06 ottobre 2010 da Fabry2010

28. L’isola dei Barbosi

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Giovanni Paolo Pierino sta spiegando a Leopoldo perché pensa di andare all’Isola dei Barbosi.
- E’ l’ultima frontiera della degradazione letteraria: macchiette prefabbricate che affollano le fiction postmoderne, prevedibili in ogni singola manifestazione. E’ la caricatura del formalismo: Vladimir Propp scoprì sette personaggi tipo, quattro fasi e trentuno funzioni: in questo schema, a suo parere, sarebbero rientrati tutti i possibili racconti. Oggi si semplifica: basta descrivere i luoghi, mettere in relazione i personaggi , creare lo sfondo, organizzare il tempo, inserire qualche anticipazione al posto giusto, giocare col punto di vista, montare il tutto ed è pronto il romanzo del millennio. L’Isola dei Barbosi è una fattoria di cloni di Kay Scarpetta, Miss Marple ed Harry Potter. La mia idea è semplice: insinuarmi nella compagnia di burattini e metterne in ridicolo, di fronte a milioni di telespettatori, la pretesa di far parte della letteratura.
- E’ un gioco pericoloso, potresti rimanerne intrappolato. I Barbosi sono virus letali, nutriti dalla televisione, imbottiti di successi americani e dei loro epigoni europei, adoratori di Ken Follet, che qualcuno ritiene il fondatore di una religione segreta ispirata a Sai Baba, con miracolose fuoriuscite dalla bocca di bestellers già confezionati, prezzo incluso.
- Credo di essere abbastanza vaccinato: su facebook ho conosciuto ogni sorta di omologazione. Ho un antidoto per ciascuna forma di alienazione mentale, soprattutto quella prodotta dalle fabbriche di scrittori in serie con i loro personaggi standard, di cui si prevedono persino tic e intercalari. Inoltre, sono refrattario a ogni forma di religiosità settaria: i Barbosi, su di me, non hanno alcun potere.
- Pensaci, Giovanni Paolo…
- Chiamami Pierino.
- Sì, è meno impegnativo, anche dal punto di vista religioso. Pensaci: la televisione divora chi crede di poterla governare.
- Ti riferisci a Silvestroni?
- No: è la televisione che ha inventato lui e non riesce a liberarsene, dovrebbe distruggere se stessa.
- E’ vero che ha un bunker antiatomico nelle viscere dell’Isola?
- Sì, accanto al tempio di Ken Follet. Qualcuno sospetta che stiano progettando un romanzo a quattro mani.
- E’ per questo che vuoi andare?
- Non volevo rovinarti la sorpresa, ma ormai è fatta.
- Va bene, allora hai la mia benedizione: evitare l’uscita di un romanzo simile è un dovere civile. Ci aggiorniamo!



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