Magazine Diario personale

285° giorno – Schiavitù con rimborso spese

Da Ayertosco

Un sacco di persone credono di farti un favore quando ti propongono la schiavitù.

“Vedi…cercavamo un architetto…full-time…che stia nel nostro showroom di Como e che gestisca le vendite e la progettazione parlando con gli altri architetti…contratto a progetto…1100 euro per quattro mesi poi fisso un po’ più basso e provvigioni a seconda delle vendite che fate”

“Fate?”

“Ah si…dovresti collaborare con una signora che lavora con noi da tanto tempo ma non ne capisce di cose tecniche…”

Non so perché ma dall’annuncio sembrava tutto diverso…di certo non c’era scritto “venditore” e nemmeno menzione della vecchia babbiona che non sa cos’è un Mdf con cui c’è da avere a che fare mezza giornata nello showroom…e di certo non si parla di questo fantastico compenso economico che contando che ci ho messo 52 minuti per arrivarci dovendo fare file chilometriche e slalom di camion e 378 partenze in salite da Everest ad occhio ci smeno 300 euro al mese e 10 anni di vita, giusto per rimanere con gli spiccioli per pagarmi lo psicologo e manco uno fra quelli bravi…e dovrei lasciare i miei lavori di adesso che mi fruttano molto di più di sta roba, a due minuti da casa e in cui mi diverto pure…e capisco il neo-architetto prima esperienza che pur di tirare sue di lire per portare a spasso la donna accetta di tutto ma cazzo…ci vedo un chiaro limite di decenza in una proposta cosi, anche se te lo propongono con il sorriso tipico di chi ti sta facendo un regalo, una proposta impossibile da rifiutare, che tanto c’è la crisi e se ti offro 200 euro per mangiare le pigne nel sottobosco magari sei pure costretto ad accettare.

“Vuole che mi tiri giù i pantaloni e mi metta a novanta pure? So che la vasellina dovevo portarmela da casa ma se me la anticipate poi la scalate con gli interessi dallo stipendio…ci state?”

Ma non lo dico.

“Guardi…io son libero professionista…con diversi clienti…non credo proprio che sia una cosa per me…io creo e progetto…questo faccio…il cliente ha bisogno e io faccio il lavoro”

C’è un po’ di imbarazzo…mi chiede il portfolio ma non ho il portfolio…cioè, ce l’ho ma su chiavetta e non ci sono pc…siamo in un capannone, due tizie cuciono pezzi di stoffa alla mia destra, mobili di cartoni sono ovunque, un operaio bestemmia mentre taglia dei tubi…la titolare invece, quasi 45 enne che cerca di sembrare più giovane, sembra quasi dispiaciuta di avermi fatto perdere tempo e io sono dispiaciuto di aver perso tempo e aver infangato l’auto che accidenti…tutto attorno è pieno di pozze alte un metro che sta zona non è che sia proprio la Silicon Valley come mi immaginavo.

“Potremmo fare che se lei ci propone qualcosa che ci piace…le diamo una percentuale sulle vendite…che ne dice”

E la cosa mi intriga quindi mi faccio dire quali sono le condizioni e lei “il progetto non te lo pago ma ti do questa percentuale…tu mi mostri il progetto e vediamo se farlo” e la cosa ha un retrogusto strano ma quasi suona bene.

“Bhe direi che cosi ci siamo” le dico

Sorride…ancora…mi saluta, mi accompagna all’uscita, entro in macchina e credo di aver comunque combinato qualcosa di positivo anche se poi, mentre sono bloccato sulla strada per un incredibile gregge di pecore comasche, comincio a farmi due conti sulle percentuali che andrei a prendere e quanto ci guadagnerei davvero, anche se il prodotto vendesse tantissimo e mi ritrovo con questo gran dolore al sedere che forse, fosse pure un bestseller il mio colpo di genio, solo per recuperare i soldi persi questo pomeriggio tra non lavoro, benzina e consumo pneumatici causa rotolamento…non basterebbero due anni.



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