Pubblicato da fabrizio centofanti su dicembre 7, 2011
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Gilda ha dovuto subire parecchie delusioni: storie protratte per anni e finite per stanchezza o pigrizia o noncuranza. A volte immagina di trovarsi su un monte altissimo, uno strapiombo di cui non vede il fondo. Pensa che laggiù ci sia quello che desidera, un posto dove credere in se stessi, perché ci dev’essere qualcuno che ha fiducia in lei. E’ bello pensare di lanciarsi, superare la barriera che l’ha sempre trattenuta, planare in un campo di ginestre che l’accoglie come uno di quei tappeti elastici in cui si diverte a rimbalzare. Chi ha detto che non si può volare? Forse è una reazione alle volte che si è sentita disprezzata per la sua dolcezza, la predisposizione a capire e perdonare. Che debba imparare a essere cattiva? A dire parolacce? A mandare i pretendenti a quel paese? Ora, però, si è presa una cotta per uno scrittore che si chiama Arturo. Si ferma davanti alla finestra dove sa che scrive, scrive: ma cosa scriverà? Tutti libri che non riesce a pubblicare, che si accumulano gli uni sugli altri formando pile di energia esplosiva e inutile, perché nessun lettore potrà mai giovarsene. Gilda ha pensato persino di fondare una casa editrice per pubblicare solo i suoi romanzi, che anzi lo pressi per scrivere di più, anche di notte, mentre lei gli prepara il caffè e gli fa i massaggi sulla schiena. Quando le prende la fissa non c’è verso di farla rinunciare. Ora, addirittura, ha affittato un appartamento di due stanze nella casa di fronte, ha comprato un cannocchiale potente di quelli che inquadrano pure l’ombelico e aspetta di rubare un dettaglio del suo Arturo: la testa spettinata, una mano che sposta un foglio; con un po’ di fortuna, riuscirà a vedere, attraverso la serranda semichiusa, una spalla, un pezzo di coscia, i fianchi avvolti nell’asciugamano. Si chiede se il tempo speso per conoscere le abitudini di Arturo le darà il destro di avvicinarlo con la parola giusta, con l’espressione che potrebbe conquistarlo. Si rammarica di non poter sentire la musica che risuona nella stanza; cosa ascolterà? Qualcosa di dolce o di allegro o disperato? Ecco, è questo che la blocca: non conoscere il ritmo, la tonalità della sua vita, la fa sentire inadeguata, le impedisce di lanciarsi, di suonare il campanello e domandare se lì dentro, per caso, ci sia uno scrittore che si chiama Arturo.
