Magazine Cultura

30. Sono qui

Creato il 13 aprile 2012 da Fabry2010

Pubblicato da fabrizio centofanti su aprile 13, 2012

da qui

Ricomincia, ricomincia. Ti senti stanco, ma non devi arrenderti. Col pullman della ditta nuova hai fatto dodici ore di viaggio, guida alla città e ritorno, ma ormai sei preso dalla smania, vuoi continuare il romanzo in cui credi sempre più, convinto che ti porti a lei, non sai per quali vie, uno scrittore non sa mai dove lo porti il suo racconto, hai capito che non bisogna dar retta alle scuole di scrittura, ai falsi profeti degli schemi tutti uguali, hai imparato che la letteratura e la vita sono fatte della stessa pasta, ti sorprendono a ogni angolo e se provi a organizzare una struttura ci pensano i fatti e i personaggi a farli saltare ogni momento, non sei tu che guidi il gioco, ma qualcuno al posto tuo, un altro Amerigo, forse, o chi per lui, senza contare che il lettore deve fare la sua parte, è lui che mette insieme i pezzi, le tessere sparse del mosaico che si va definendo a poco a poco, a tentoni, come un cieco col bastone bianco che scarta quando sente l’ostacolo, è in ascolto delle mille voci che intasano la strada, l’urlo del bambino, l’abbaiare del randagio, il clacson impazzito nel fiume nevrotico di auto. Ricomincia, ricomincia. Dovresti spiegare la rabbia di Futura, la voglia di rivoluzione, l’istinto di far saltare tutto in aria; dovresti parlare del rapporto con la madre che non l’ha mai voluta, dei litigi infiniti, il senso di abbandono, e la fuga, la fuga nei cortei, i pugni chiusi e le bandiere rosse, l’ascesa irresistibile nelle riunioni clandestine, il prestigio, la bellezza che affascina e seduce. Dovresti dire delle parolacce, le risse e le bestemmie, renditi conto, non ti ho mai desiderata, e me lo dici? l’avevo capito, cosa credi, bastarda di una donna, e la prima pistola, le rapine, fermi tutti, svuotate la cassa, l’impiegato che tenta di spingere il bottone dell’allarme, lo sparo, l’uomo piegato in due, l’irruzione nel negozio di gioielli, non voglio che tu sia mia madre, e tu devi toglierti di torno, il proprietario che reagisce, spara, e la corsa, la fuga, ancora e sempre. Ricomincia, ricomincia. Devi dire come, a poco a poco, la rabbia cresca, non sia soltanto famigliare, ma politica, economica, e lei diventi l’idolo delle masse colorate, dei concerti nelle piazze, rivoluzione, questo ci vuole, abbattere l’autorità, i padri e le madri, bastardi, farabutti, il sangue scorre lungo il fianco, Amerigo, portatemi da lui, lo senti, si avvicina, è la tua donna, nonostante il crucco, aspetta che le strappi le spalline, la faccia rotolare sulla spiaggia. Ricomincia, ricomincia. Anche se sei stanco, ti butteresti sul letto per dormire, un giorno, un anno, per svegliarti solo quando lei si affaccerà alla porta e ti dirà felice: sono qui.


Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :