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33° Domenica Tempo Ordinario Anno C

Creato il 16 novembre 2013 da Ambrogio Ponzi @lucecolore
17 novembre 2013 33° Domenica Tempo Ordinario Anno C
33° DOMENICA TEMPO ORDINARIO ANNO C

Antifona d'Ingresso  Ger 29,11.12.14Dice il Signore:
«Io ho progetti di pace e non di sventura;
voi mi invocherete e io vi esaudirò,
e vi farò tornare da tutti i luoghi dove vi ho dispersi».

CollettaO Dio, principio e fine di tutte le cose, che raduni tutta l'umanità nel tempio vivo del tuo Figlio, fa' che attraverso le vicende, lieti e tristi, di questo mondo, teniamo fissa la speranza del tuo regno, certi che nella nostra pazienza possederemo la vita. Per il nostro Signore Gesù Cristo...

LITURGIA DELLA PAROLA
Prima Lettura  Ml 3, 19-20 Sorgerà per voi il sole di giustizia.Dal libro del profeta Malachìa Ecco: sta per venire il giorno rovente come un forno. Allora tutti i superbi e tutti coloro che commettono ingiustizia saranno come paglia; quel giorno, venendo, li brucerà – dice il Signore degli eserciti – fino a non lasciar loro né radice né germoglio. Per voi, che avete timore del mio nome, sorgerà con raggi benefici il sole di giustizia.  - Parola di Dio
Salmo Responsoriale  Dal Salmo 97
Rit. : Il Signore giudicherà il mondo con giustizia.
Cantate inni al Signore con la cetra,
con la cetra e al suono di strumenti a corde;
con le trombe e al suono del corno
acclamate davanti al re, il Signore. - Rit.
Risuoni il mare e quanto racchiude,
il mondo e i suoi abitanti.
I fiumi battano le mani,
esultino insieme le montagne
davanti al Signore che viene a giudicare la terra. Rit.
Giudicherà il mondo con giustizia
e i popoli con rettitudine.  - Rit.

Seconda Lettura  2 Ts 3, 7-12 Chi non vuole lavorare, neppure mangi. 
Dalla seconda lettera di san Paolo apostolo ai Tessalonicési Fratelli, sapete in che modo dovete prenderci a modello: noi infatti non siamo rimasti oziosi in mezzo a voi, né abbiamo mangiato gratuitamente il pane di alcuno, ma abbiamo lavorato duramente, notte e giorno, per non essere di peso ad alcuno di voi. Non che non ne avessimo diritto, ma per darci a voi come modello da imitare. E infatti quando eravamo presso di voi, vi abbiamo sempre dato questa regola: chi non vuole lavorare, neppure mangi. Sentiamo infatti che alcuni fra voi vivono una vita disordinata, senza fare nulla e sempre in agitazione. A questi tali, esortandoli nel Signore Gesù Cristo, ordiniamo di guadagnarsi il pane lavorando con tranquillità.  Parola di Dio

Dal vangelo secondo Luca (21, 5-19) Con la vostra perseveranza salverete le vostre anime.
In quel tempo, mentre alcuni parlavano del tempio, che era ornato di belle pietre e di doni votivi, Gesù disse: «Verranno giorni nei quali, di quello che vedete, non sarà lasciata pietra su pietra che non sarà distrutta».
Gli domandarono: «Maestro, quando dunque accadranno queste cose e quale sarà il segno, quando esse staranno per accadere?». Rispose: «Badate di non lasciarvi ingannare. Molti infatti verranno nel mio nome dicendo: “Sono io”, e: “Il tempo è vicino”. Non andate dietro a loro! Quando sentirete di guerre e di rivoluzioni, non vi terrorizzate, perché prima devono avvenire queste cose, ma non è subito la fine».
Poi diceva loro: «Si solleverà nazione contro nazione e regno contro regno, e vi saranno in diversi luoghi terremoti, carestie e pestilenze; vi saranno anche fatti terrificanti e segni grandiosi dal cielo. Ma prima di tutto questo metteranno le mani su di voi e vi perseguiteranno, consegnandovi alle sinagoghe e alle prigioni, trascinandovi davanti a re e governatori, a causa del mio nome. Avrete allora occasione di dare testimonianza. Mettetevi dunque in mente di non preparare prima la vostra difesa; io vi darò parola e sapienza, cosicché tutti i vostri avversari non potranno resistere né controbattere.
Sarete traditi perfino dai genitori, dai fratelli, dai parenti e dagli amici, e uccideranno alcuni di voi; sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ma nemmeno un capello del vostro capo andrà perduto.
Con la vostra perseveranza salverete la vostra vita».

  • Parola del Signore

RIFLESSIONI
Un breve cappello iniziale che aiuti ad inquadrare il brano così drammatico nel significato e nell’esito.


Il racconto, più che un fatto preciso, lascia intravedere il dramma della storia e dell’uomo che è in cammino, ma soprattutto che la vita, pur con tante difficoltà, ha un risvolto positivo e questo deve sostenere la nostra fedeltà. Il Vangelo di Luca delinea il cammino di Gesù che dà senso al nostro cammino e che passa attraverso la croce, la morte e la Risurrezione. Il cammino, che il Vangelo delinea, parte da un primo contrasto: pensiamo al tempio di Gerusalemme, così bello e motivo di orgoglio per gli ebrei, e immaginiamo Gesù con i suoi discepoli camminare verso la stessa città dove vivrà il compimento della sua missione, che diventa così criterio di lettura del travaglio della storia dell’uomo.  Gesù annuncia una crisi inquietante a partire dal destino rovinoso del tempio (che in effetti nel '70 sarà distrutto dai romani vincitori). Di fronte alla meraviglia dei discepoli, Gesù parla della distruzione che ci sarà.
Questo brano lascia intravedere la logica propria della fede cristiana che non è adagiata sulla mentalità corrente. Ad ogni spunto drammatico o negativo corrisponde uno sguardo di luce. Alla fine siamo condotti a scoprire che la storia ha un senso e anche le difficoltà affrontate portano frutto, se vissute nella speranza. La prima tappa di questa crisi riguarda la religione: del tempio così bello e degno di vanto non resterà niente. Pensate a quante chiese sono state abbattute nei secoli, a quante religioni si sono scontrate e sono scomparse ed a quante altre sono emerse! Gesù legge la fine del tempio non come la fine di tutto, ma come un momento di passaggio. La logica della storia, vista in profondità, è segnata da questo apparire e scomparire. Dopo questo travaglio, Gesù ricorda che le crisi cosmiche del cielo, gli uragani, i terremoti, le distruzioni sono un passaggio; non certamente una cosa leggera, bensì un dramma che rivela che il mondo in se stesso non ha piena consistenza, ma che è chiamato a vivere un cammino drammatico. Pensiamo oggi alle Filippine o al travaglio dei popoli in guerra. Il Vangelo ci propone un quadro non certamente roseo, ma tale che la tentazione è quella di pensare di essere arrivati alla fine del tempo. Gesù dice: no, non siamo al termine, questo travaglio precede la fine. Il travaglio ha un messaggio: farci capire che il vivere passa attraverso delle difficoltà. I templi non sono idoli, come i governi o i frutti della terra. Nel discorso di Gesù si annuncia come la fine sia un rivelarsi della fragilità e come la pienezza sia acquisita attraverso il travaglio. Il discorso si fa ancora più inquietante, perché rivelatore del senso profondo del vivere umano. La preoccupazione è quella di farci capire che vivendo dentro a questa tensione emerge il mondo nuovo atteso e cercato nella speranza e nella fede.  Il discorso si precisa ulteriormente quando Gesù ricorda il travaglio e le fatiche della famiglia, dove i figli si scontreranno con i padri e viceversa. Poniamoci allora la domanda: come vedo la realtà?  Come reagisco di fronte alle difficoltà che incontro sul mio cammino? Sono tra quelli che dicono che è la fine oppure accetto questo travaglio? Deve essere chiara una cosa: dire 'sono alla fine' mi deresponsabilizza, perché mi rassegno di fronte alla lotta, e mi fermo. Al contrario, l’orizzonte che mi presenta Gesù (vivere un travaglio che porterà frutto), mi sollecita a lavorare e a sentirmi responsabile. Emerge un primo atteggiamento che Gesù chiede ai suoi discepoli: perseverare nella fede, accondiscendendo al positivo. I processi, le condanne a cui siamo esposti saranno occasione per rendere testimonianza dell’Unico in grado di salvarci alla fine del tempo. Scompare l’involucro, resta la verità dell’uomo di fronte a Dio e ai fratelli. La storia ha un risvolto positivo che passa attraverso la contraddizione e la fatica. Ci viene chiesto di perseverare nella fede nell’Unico che conta, e operare per riconoscerlo. Questo, conforta il credente nel reggere al travaglio e nell’operare per discernere ciò che conta da ciò che è destinato a morire. Tutto quello che ci turba è opportunità per attingere alla nostra vera vita e alla pienezza che è la Risurrezione. La fine della storia sarà positiva se saremo fedeli nel reggere lo scontro. Qual è la mia posizione? Come vivo e giudico gli avvenimenti anche oggi drammatici e inquietanti?  La tentazione può essere quella di ignorare lo scontro oppure posso scegliere di lavorare per attutirlo e garantirmi delle sicurezze. Confidare nel tempio bello oppure nei soldi, nel dominio sulle persone, sono modi per sfuggire allo scontro e non appoggiarsi alla roccia in grado di reggere l’urto e di salvarci.  La lettura biblica è un modo per far crescere e maturare una coscienza seria e piena di speranza, e per renderci conto che possiamo utilizzare malamente anche la Parola di Dio, il tempio e la pratica religiosa. Tutti abbiamo da credere e testimoniare questo lavoro che lo Spirito Santo porta avanti nella storia. È importante che vigiliamo anche su questo come persone, in famiglia, nella chiesa, nei luoghi dove siamo chiamati a vivere. Ho coscienza dell’ambiguità e della necessità di vivere queste iniziative con rigore? Gesù non annacqua il suo messaggio, ma annuncia anche la persecuzione. Pure oggi vediamo come sia attuale questo messaggio. La robustezza che Gesù ci offre ci dà una speranza vera che porta ad assumere con responsabilità la nostra vocazione. Non è una consolazione facile, ma reale e robusta che merita tutta la nostra adesione.

R I F L E S S I O N E Il messaggio di questa domenica comprende:
  • l’annuncio della venuta del giorno del Signore
che sarà di giudizio per gli uni e di salvezza per gli altri;
  • un’esortazione alla vigilanza e perseveranza
rivolta da Gesù ai suoi discepoli perché non si lascino prendere dalla paura e dall’angoscia della fine, di fronte a catastrofi e persecuzioni.
Questi eventi vanno accolti come occasione di rendere testimonianza; non si tratta della fine del mondo, ma di ciò che avviene prima nella storia, che appare così come il tempo della faticosa perseveranza.
Lo sguardo che Gesù porta al tempio è diverso dallo sguardo di “alcuni”. Questi ammirano l’estetica e i doni votivi, Gesù ne vede la fine prossima.
Come il tempio, le realizzazioni e costruzioni dell’uomo, anche le più sante sono caduche, perché non devono essere loro ad attirare lo sguardo , ma lo sguardo deve essere sempre rivolto al Signore che viene
di cui quelle sono solo un segno. 

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