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34) Racconto: L'alba del sole nero

Da Angivisal84

L'alba del sole nerodi Monica Nicoli Creatura: Zombie34) Racconto: L'alba del sole nero
Il suo viso era ormai deformato da un’espressione mostruosa, che non aveva più nulla di umano. All’improvviso ebbe degli spasmi, si prese il volto tra le mani e urlò. “John! Ti prego! Non c’è più tempo. Uccidimi!” L’ultima parola si spense in un verso orribile e lo zombie si avventò su di lui, gli occhi iniettati di sangue, seguendo quell’istinto primordiale da cui ormai non poteva più fuggire.
Tre giorni prima
Nella nostra città continuano le segnalazioni di persone che affermano di aver visto strani esseri sulla collina …” John stava guidando verso casa quando sentì per l’ennesima volta la notizia alla radio. Non era mai stato superstizioso né tantomeno credeva nel soprannaturale, quindi a differenza degli altri abitanti della piccola città attribuiva scarsa importanza a questo fatto, o presunto tale. Annoiato seguì il resto della notizia, aspettando di sentire qualche nuova canzone. “…abbiamo raccolto testimonianze da parte di numerose persone. <Era buio, non riesco a dirvi i particolari, ma sono sicuro che era una cosa di forma umana, ed emetteva versi incomprensibili ed agghiaccianti.> Questo il racconto spaventato del signor Brooks alla polizia, vi terremo aggiornati sulla questione.” Finalmente passarono qualche canzone, giusto il tempo necessario perché John arrivasse a casa. L’ingenuità delle persone lo irritava e, ancora di più, il fatto che pur di essere intervistate alla radio andassero a raccontare palesi invenzioni. Entrò nel suo appartamento e il suo sguardo cadde, come sempre, sulla foto di William. La prese in mano e sentì una stretta allo stomaco. Il fratello era morto da ormai due settimane e ancora non se n’era fatto una ragione. L’incidente era stato un fulmine a ciel sereno che aveva lasciato in lui e in quanti lo conoscevano un enorme vuoto. Ricacciò indietro le lacrime con forza e si dedicò a sistemare la casa in attesa dell’arrivo di Sarah, per scacciare i pensieri su Will. Era già calato il buio; John stava preparando la tavola quando sentì un rumore provenire dall’esterno. Si girò di scatto e vide un’ombra muoversi sulla portafinestra che dava sul giardino. “Ancora il solito animale selvatico.” Pensò John. Da qualche sera sentiva rumori all’esterno ma ogni volta che usciva a controllare non vedeva nulla, così li aveva attribuito a qualche animale sceso dalla collina. “Stavolta non mi scappi!” Esclamò John avvicinandosi alla porta. Scostò piano le tende. Vide una forma indistinta a livello del terreno. Si preparò a coglierlo di sorpresa, la mano sulla maniglia, quando l’animale fece uno scatto innaturale verso sinistra. John sobbalzò e si scostò dal vetro. “Veloce, per essere un animale selvatico.” Pensò. “L’importante è che se ne sia an…” Le parole gli morirono in gola. Dietro il vetro della finestra alla sua sinistra c’era una figura dai profili del tutto umani, totalmente in ombra eccetto il profilo sinistro, illuminato dalla luna. Pochi capelli, lunghi; pelle rugosa e cadente, volto incavato; la bocca deformata in un ghigno mostruoso. John urlò e per lo spavento cadde all’indietro. L’orribile essere lo fissava muovendo la bocca come se stesse parlando ma all’improvviso qualcosa attirò la sua attenzione. La creatura si mosse ancora a velocità innaturale ed uscì dal campo visivo di John, che era ancora a terra pietrificato dall’orrore. “Allora le voci alla radio erano vere” pensò terrorizzato. Si alzò ancora tremante, quando un urlo squarciò il silenzio innaturale che si era creato.Sarah!” La consapevolezza arrivò come un lampo, seguita dal terrore puro. Corse verso la porta di casa con l’unico pensiero di salvarla da quella cosa. Si sentì ancora un urlo e John corse ancora più veloce verso il parcheggio. Lei era lì, a terra accanto alla portiera della sua macchina, sovrastata dal mostro. “Sarah!” La ragazza si girò verso di lui ansimante. “John! Scappa!”Il mostro ruotò la testa all’indietro, rovesciando gli occhi per guardare il ragazzo. I due si fissarono per qualche secondo. Eppure, ora che la creatura era completamente illuminata dal lampione del parcheggio, sembrò a John di scorgere in lei qualcosa di familiare. Jo..Johnny..” Il mostro biascicò il suo nome con voce incerta e cominciò a camminare lentamente verso di lui. Sarah urlò ancora, chiese a John di scappare, ma lui era bloccato. Guardava i pochi capelli rimasti alla creatura, biondi, e quegli occhi azzurri, così simili ai suoi, glielo avevano sempre detto…Non è possibile…” John indietreggiò, sconvolto. Rivide davanti ai suoi occhi il cadavere del fratello il giorno dell’incidente, quando l’avevano chiamato per l’identificazione; rivide la tomba tumulata nel terreno, sentì il pianto di sua madre nelle orecchie. “John..ny..” Disse ancora la creatura, avvicinandosi sempre di più. “William” Il ragazzo corse incontro al fratello, abbracciandolo. “Will…” Le lacrime sgorgarono incontrollate dagli occhi di John, ancora sconvolto ma ormai certo che quella creatura non fosse altro che il suo adorato fratello maggiore. Il ragazzo sentì qualcosa bagnare la sua maglietta e si accorse che pure William stava piangendo. Si scostarono guardandosi negli occhi, profondamente commossi. “Cosa sta succedendo?” La voce tremante di Sarah riportò entrambi alla realtà. John andò da lei tenendo gli occhi fissi sul fratello. La aiutò a rialzarsi e poi disse: “Forse è meglio entrare in casa e parlare con più calma.” “John, no!” Sarah afferrò il braccio del ragazzo costringendolo a guardarla. “Ha tentato di uccidermi, è un mostro e null’altro! Dobbiamo chiamare la polizia.” “E’ Will, Sarah! Come puoi pensare che voglia farci del male? Andiamo.” A nulla valse un’altra occhiata disperata della ragazza. John prese sottobraccio il fratello e si incamminò, così a lei non restò altro che seguirli. Entrati John chiuse le persiane e fece tre giri di chiave. William era in piedi in mezzo al salotto, stava guardando le foto che lo ritraevano insieme a John come se non si riconoscesse.In effetti nessuno l’avrebbe riconosciuto subito. I vestiti erano logori e sporchi –come notò John rabbrividendo, erano quelli che avevano scelto per vestire la salma-, la pelle raggrinzita e grigiastra, gli occhi azzurri infossati e segnati da profonde occhiaie. Allora, Will. Cosa è successo?” William girò la testa verso di lui e stette per qualche attimo ancora in silenzio. Poi cominciò a parlare.Non… Non so bene cosa sia successo. Mi sono svegliato ed era tutto buio. Non riuscivo a muovermi molto, ero confinato in uno spazio ristretto. Ho chiesto aiuto ma nessuno rispondeva. Poi, all’improvviso, ho ricordato. L’incidente, il dolore, e poi il nulla. Ero morto. Ho urlato fino a che non riuscivo più ad emettere suono poi, all’improvviso, ho sentito dentro di me una rabbia cieca. Ho cominciato a tirare pugni e calci alla mia prigione, quando finalmente ho rotto la cassa. Una valanga di terra mi si è riversata addosso e sono stato accecato, ma non ho mollato. Alla fine ce l’ho fatta. Sentivo l’aria sulla pelle, ma non respiravo. Ero spaventato e solo. Per molti giorni ho vissuto nella foresta, e ho imparato ad uccidere. Prima piccoli animali, poi un cervo. La mia forza e il mio nuovo e spaventoso istinto mi guidavano. Non mi sentivo più umano, ma un mostro. Il mio unico pensiero era venire da te, ma non avevo il coraggio. Tuttavia, in queste due settimane qualcosa è cambiato, e necessariamente ho dovuto trovare la forza di venire da te. Solo tu puoi salvarmi.” Per tutto il discorso John e Sarah erano rimasti atterriti ad ascoltare, senza osare interrompere William per l’evidente fatica con cui pronunciava ogni singola parola, ma il ragazzo non potè non rispondere a questa ultima frase. “Salvarti? E da cosa?”Will lo guardò tristemente. “Da quello che sono diventato. Ormai è solo questione di tempo prima che io cominci a fare del male anche agli esseri umani. Prima che questo accada, devi uccidermi. Ti prego.”Un silenzio mortale calò nella stanza. “Ucciderti?” Sì, Johnny. Solo tu puoi farlo.” Insistè la creatura, avvicinandosi al fratello. Mentre camminava ebbe uno spasmo. Digrignò la bocca in una smorfia, ed emise un ringhio animalesco. Si avventò sul fratello tentando di morderlo ma all’improvviso si accasciò. Sarah, che in quel momento era sopra di loro tremante, l’aveva colpito violentemente con il manico della katana che John teneva come ornamento sullo scaffale. Mettiamolo sul divano.” John eseguì l’ordine meccanicamente, ancora sconvolto. I due sollevarono Will e lo adagiarono sul divano, poi si guardarono. “John. So che è impossibile, ma credo che William sia diventato uno zombie.” “E’ l’unica spiegazione” rispose lui tremante. “Cosa intendi fare? Hai visto, è pericoloso. Non possiamo gestirlo. Quello che ti ha chiesto di fare è terribile, ma forse è l’unica soluzione.” John si girò di scatto verso di lei. “Come puoi anche solo pensare una cosa simile? E’ mio fratello.” “ERA tuo fratello!” gridò lei esasperata. “Ora no, non lo è più, apri gli occhi!” John ricacciò indietro le lacrime, distogliendo lo sguardo da lei e dal fratello. “Per ora lo terrò qui con me, nascosto. Lo chiuderò nella stanza degli ospiti, così saremo entrambi al sicuro.” La discussione finì. Le cose si svolsero come John aveva deciso, e quando Will si svegliò i due gli esposero il piano. Non protestò, limitandosi a guardare tristemente il fratello. I due giorni seguenti furono molto tesi. Le crisi di William aumentavano e spesso di notte John veniva svegliato da urla e colpi alla porta. Non andò al lavoro per restare vicino al fratello, temendo che potesse sfondare la porta. Fortunatamente non aveva ancora perso totalmente il controllo di sé e quindi riuscì a controllarsi abbastanza per non farlo. Anche Sarah, sebbene spaventata, aveva preso due giorni di permesso. Arrivarono così al terzo giorno di reclusione. John e Sarah furono svegliati da violenti colpi alla porta. Il ragazzo prese l’ascia che usava per tagliare la legna, ormai la teneva sempre accanto al letto. Sarah scattò in piedi terrorizzata. “Basta, John! Non ne posso più! Non possiamo andare avanti così.” Con le mani nei capelli si accasciò a terra, tremante. La porta si spalancò e lo zombie entrò nella stanza. La trasformazione stava procedendo in maniera inesorabile. La pelle era quasi decomposta, tanto che quello che stava camminando sembrava ormai uno scheletro; gli occhi erano sempre più infossati e i vestiti erano ancora più laceri e consunti. Lo zombie si avventò su Sarah con un movimento fulmineo. La ragazza urlò ma Will si accasciò a terra. “John…ny…” Tese la mano verso il fratello e poi si coprì gli occhi pieni di lacrime. John vi lesse disperazione, rabbia, ma anche amore. Voleva proteggere le persone che più amava dal pericolo in quel momento più grande, se stesso, e quando John lo comprese ebbe un tuffo al cuore. “John! Colpiscilo! Ti prego!” Il ragazzo guardava la scena come se non fosse presente, dominato da un senso di terrore e di ineluttabilità. Non sapeva cosa fare, cosa fosse giusto fare. La sua vita era stata sconvolta improvvisamente e si sentiva abbandonato, in balia a eventi del tutto irrazionali, fuori dall’orizzonte della ragione. Sarah urlò ancora. Will si girò verso il fratello.
Il suo viso era ormai deformato da un’espressione mostruosa, che non aveva più nulla di umano. All’improvviso ebbe degli spasmi, si prese il volto tra le mani e urlò. “John! Ti prego! Non c’è più tempo. Uccidimi!” L’ultima parola si spense in un verso orribile e lo zombie si avventò su di lui, gli occhi iniettati di sangue, seguendo quell’istinto primordiale da cui ormai non poteva più fuggire.Quando Sarah aprì gli occhi vide una scena orribile. C’era sangue, tanto sangue, sulle pareti, sul letto, sul pavimento. I corpi dei due fratelli erano stesi a terra, uno sopra l’altro. A quella vista svenne, incapace di sopportare oltre.Difficile capire chi fosse morto.Impossibile, per il sopravvissuto, vivere con quella colpa.

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