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36. Amore e morte

Creato il 09 marzo 2011 da Fabry2010
36. Amore e morte

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Cambiare le carte in tavola comincia a dare a Cesare una soddisfazione singolare; è convinto che nessuno avrà modo di opporsi alle incursioni nel romanzo: Cavedagna, impegnato su più fronti, non sarà mai sicuro se il suo testo sia stato ritoccato. Analizzando le mail scambiate con Teodora, li trova indecisi sul futuro di Vangelis: come rimetterlo in azione dopo aver sparato a Brice Cento? E’ in uno stato mentale disturbato; non resta che seguirne la deriva e farlo imbattere in qualche altro passo falso: arrivare, per esempio, in stato di semi-incoscienza fino al viale degli olmi, dove Viola e Medardo danno sfogo alla loro passione irrefrenabile. La vista annebbiata gli impedisce di distinguere tra le foglie accartocciate sull’asfalto, l’erba umidiccia del tardo pomeriggio e i tronchi posti a guardia degli amanti, avvinghiati in un cespuglio poco distante dalla strada. Simone barcolla, si appoggia a un lampione ottocentesco che pare comprendere il suo stato d’animo precario, perché gli porge un punto fermo nella girandola febbrile di sensazioni contrastanti. Sta per perdere la presa quando avverte un ansimare non lontano dalla sua posizione vacillante. Desideroso di distrarsi dal gesto inconsulto appena consumato, si avvicina circospetto alla fonte sonora, nota un muoversi frenetico di foglie, un agitarsi di tutta la natura, umana e vegetale, un’esplosione di colori e rumori che finisce col confonderlo, anzi, lo irrita, lo esaspera, al punto da estrarre la pistola e accostarsi minaccioso, con l’idea di porre fine a quel trambusto che gli ricorda il subbuglio provato mentre Brice Cento se ne andava, voltandogli le spalle: pensava di cavarsela, dopo aver restituito la pistola, provocandolo al punto da ignorare la sua rabbia, gli ideali contraddetti, la frattura insanabile fra lo scritto sempre uguale, le righe nere inalterabili e la vita piena di sorprese, come l’arma di Vangelis puntata in direzione del cespuglio in tumulto, il terremoto di foglie e rami secchi, il caos in cui si annulla ogni confine tra umano e vegetale, amore e morte.



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