Nel novembre del 2014 per la prima volta un lander atterrerà sulla superficie di una cometa per studiarne nel dettaglio composizione chimica e struttura. Uno degli appuntamenti più attesi per l’esplorazione spaziale degli ultimi anni.
di Davide Coero Borga 11/11/2013 17:09Mettersi all’inseguimento di una cometa non è un gioco da ragazzi. Ma la navicella Rosetta, missione Cornerstone del programma Esa Horizon 2000 dedicata all’esplorazione dei corpi minori del Sistema Solare, lanciata nel 2004, sta per portare a casa questo importante risultato. Affiancherà la cometa il prossimo gennaio e la scorterà nel suo avvicinamento al Sole fino alla fine del 2015.
Inizia così il countdown per la discesa del lander Philae sulla superficie della cometa. Dopo dieci mesi di “cammino” insieme Rosetta sgancerà il lander sul nucleo della cometa per effettuare misure in-situ e campionare materiale, sia in superficie che sotto, per una analisi chimico-mineralogica dettagliata.
Le zone esterne del Sistema Solare contengono materiale ricco di sostanze volatili che non è stato processato nelle zone interne caratterizzate da alte temperature. Capire come sono fatte le comete ci aiuta a definire meglio la loro origine e stabilire la loro composizione in relazione alla materia interstellare. I minerali intrappolati nel loro nucleo possono fornirci informazioni preziose sulla composizione della nebulosa che si pensa sia stata all’origine del Sistema Solare.
È l’ultimo miglio per una delle missioni più seguite degli ultimi anni. Rosetta, entrata in ibernazione a 800 milioni di chilometri dal Sole, quando si trovava vicino all’orbita di Giove, dovrebbe risvegliarsi il 20 gennaio 2014 alle ore 11 (ora italiana). Riscaldati e riavviati tutti gli strumenti (11 a bordo e 10 sul lander) prenderà contatto con la Terra non prima delle 18.45. Restiamo in ascolto desiderosi di sentire la sua “voce”.
Rosetta è un’importante missione dell’ESA alla quale l’Italia partecipa attraverso l’Agenzia Spaziale Italiana, in particolare con gli strumenti di bordo VIRTIS (Visible and Infrared Thermal Imaging Spectrometer) e GIADA (Grain Impact Analyser and Dust Accumulator) realizzati dall’Istituto Nazionale di Astrofisica e la telecamera WAC dello strumento OSIRIS ideata dall’Università di Padova.
Inoltre sul lander Philae, costituito da un Consorzio Internazionale di cui l’Agenzia Spaziale Italiana, l’Italia ha contributo alla realizzazione del sistema di acquisizione e distribuzione dei campioni e dei Solar Array e alla realizzazione del drill SD2 che compirà le operazioni di carotaggio del nucleo.
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Fonte: Media INAF | Scritto da Davide Coero Borga