37 e un possibile epilogo

Da Mammapiky @mammapiky

Gli ultimi aggiornamenti dicono che sto facendo troppe scale, e con Cestino in braccio, non è proprio il caso, che in auto come se fossi un camionista non è l'attività migliore per 37 settimane di gravidanza, che non sono più una ragazzina e che con un cocomero sul davanti, non posso saltellare da un posto all'altro, che gli esami sono tutti pronti, che manca ancora un po', ma “ l'utero pervio al dito ", come ha detto l'ostetrica, è un segnale che va considerato, visto i precedenti.
Il programma per essere promossa e tagliare il traguardo, prevede: controllo a breve, tracciati a giorni alterni, poca auto, meno scale e niente pesi. Tradotto: posso passeggiare tra il salotto e la camera (poiché non siamo ascensore muniti), ignorare 15 kg che vogliono stare in braccio (ma come si fa?!??!), e attendere il grande giorno, quando il signore con le chiavi, aprirà la porta ed io smetterò di essere la donna canguro.
Sarò bocciata già lo so, e prende sempre più forma l'idea che a ripetersi sarà il vissuto di tre anni prima quando, a quasi un mese dalla data presunta, siamo dovuti partire all'alba senza un briciolo di colazione!!!!!

Sabato. E così eccomi qui, di sabato mattina, ad attendere di nuovo fuori da una porta, tappezzata di adesivi di una nota marca di pannolini. Cicina che scalcia senza tregua, Cestino che stanotte non ha dormito ed io, che oramai, sono intollerante a tutto. Seduta su una delle sei poltrone dell’ambulatorio, attaccata a un filo e due piastrine, mi guardo intorno stizzita, senza riuscire a far scattare la naturale solidarietà che, tra pance nello stesso stato, in genere si scatena. Sto sulle mie, non sorrido e sono infastidita: da chi è venuto in cinque per un tracciato ed ha riempito la sala d’attesa, dall’infermiera più scorbutica del solito, dalla ragazza vicino a me che “parla” al telefono urlando e da un misterioso ticchettio che proviene dalla stanza a fianco e non mi permette di ascoltare il battito del suo cuoricino. Sono in modalità allerta e vista da fuori di sicuro mi starei antipatica, in più l’olfatto sopraffino, sviluppatosi in questi mesi, mi fa sentire puzza di week end storto. Lunedì. Con il senno di poi, direi che tra virus, cadute dal letto, notti insonni, beghe domestiche, varie ed eventuali, l’odore che sentivo sabato, era più che reale. Un bel lunedì per riprendermi ci voleva proprio, anche se credo non basterà perché, in questi ultimi giorni, l’umore sta facendo i cavolacci suoi ed io mi sento in balia di una girandola di emozioni da brivido. Ora su in picchiata, tra un’ora giù sotto terra, la mattina una tigre pronta a sbranare, il pomeriggio un gatto che fa le fusa sul divano, da “sono la donna più paziente del mondo” a “se sposti quel bicchiere sono pronta a uccidere”. Mi ricorda molto, come epilogo, quel simpaticone del baby blues che ha vissuto con me per qualche giorno, dopo il parto di Cestino, quando avevo indetto una gara con il mondo per dimostrare che io ero la più stanca di tutti e che niente e nessuno, per questo, dovesse e potesse contraddirmi. Per ora, mi sto accontentando di incolpare agli ormoni tignosi, l’ansia per dovermi separare da Cestino, (e non l’ho mai fatto), la paura del parto, il fatto che mi sono stufata di dover fare acrobazie per allacciarmi le scarpe, le perplessità nel dover ricominciare tutto da capo ed un sacco di altre cose degne, secondo il mio personale giudizio, di essere considerate lamentele … ma … forse, e dico forse, … il baby blues è arrivato prima e ora, solo perché dopo il parto, questa volta,  non avrò tempo sufficiente da dedicargli e questo, a pensarci bene, non è un buon epilogo.

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