Pubblicato da fabrizio centofanti su gennaio 12, 2012
da qui
- Sono stata a Firenze.
- Hai fatto bene.
- Con un altro.
- Chi?
- Il cantante.
- Vorresti farmi ingelosire?
- Non ci spero, Fausto.
- Ti vedo strana, ultimamente, Dalia.
- Non ne ho motivo?
- Cos’era quel fumo, nello stadio?
Ora pensa che ti droghi. In effetti, cos’era quel fumo? Le girava la testa. Aveva perso il controllo della mente.
- Pensi che mi faccia?
- Non mi meraviglio più di niente.
Erano vere le voci che sentiva? Era lui a chiamarla? A dirle di arrivare fino al palco?
- Mi sto perdendo.
- Dài la colpa a me?
Era come se una forza la spingesse, qualcosa di energico, potente, le faceva vedere mille luci, le stelle di cui sapeva il nome pur non avendolo mai letto né studiato.
- E’ importante attribuire colpe?
- Lo so che mi ritieni un farabutto.
Suggestioni? Ripensa al pub: non avranno messo qualcosa nella birra?
- Penso solo che potresti cambiare.
- Ogni moglie sogna che il marito cambi.
Cos’era successo, a casa sua? L’aveva fatto entrare? Ci era andata a letto?
- Mi piacerebbe che diventassi più sensibile.
- E se mi accettassi come sono?
Deve trovarlo, chiedergli se ha compiuto azioni che ora non ricorda.
- L’ho sempre fatto: ma sei da un’altra parte.
- E’ la vita: una volta ci credevo; adesso non è più possibile.
Dove cercarlo? Tornare allo stadio? E se ritrova il fumo? Come ha fatto a non pensarci prima?
- C’è un momento in cui è giusto smettere di crederci?
- Ti sei messa nei miei panni? Avevo puntato tutto sulla verità.
Quale verità? Possibile che anche lui la inganni, che si approfitti del suo bisogno di soccorso?
- Perché non ci provi un’altra volta?
- Presentami uno scrittore vero e seguirò il consiglio.
Di qualcuno bisogna pur fidarsi.
- Uno scrittore vero: te lo porto, dovessi scovarlo in capo al mondo.
- Sì, ma fai attenzione al fumo.
Muoviti, Dalia, non puoi resistere più con questo dubbio in corpo.