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39. Cioè?

Creato il 13 gennaio 2012 da Fabry2010

Pubblicato da fabrizio centofanti su gennaio 13, 2012

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- C’eri mai venuto, Marius?
- No.
- E perché proprio qui?
- Certe volte si va a fiuto.
- Quando?
- Praticamente sempre.
Una serie di ponti e grattacieli: il colore dominante sembra il grigio – magari non è vero. Arturo è quello dei dettagli; farebbe le pulci persino ai marciapiedi per cogliere differenze e affinità, capire il mondo da particolari in apparenza senza senso.
- Dove andiamo?
- Cerchiamo un lavoro.
- So fare una cosa.
- Quale?
- Scrivere.
- Allora siamo a posto.
Troppo facile puntare sulla porta di Brandeburgo, lasciarsi attrarre dalle colonne doriche o la quadriga con la croce di ferro; no, a lui interessano i palazzi dozzinali, i casermoni dalle finestre tutte uguali, le file di negozi invasi dal rumore dei tram gialli.
- Potrei fare fortuna: basta azzeccare la storia che si aspettano.
- La storia è quella che facciamo: non potrei stare davanti a un tavolino in attesa che arrivino le idee.
Oppure il fiume che attraversa la città e ne coglie gli aspetti più nascosti: banchine, muri, parapetti, fino alle spiagge dove famiglie intere si accampano in cerca di una pace minacciata.
- Non sai che ti perdi: la vita è più bella quando pensi a quello che accadrà nella pagina seguente.
- Vallo a raccontare a qualcun altro. A me interessa agire, vivere, e, perché no? fare quattrini per andarsi a divertire.
O i guard-rail arrugginiti che corrono sullo sfondo della città grigia, piena di misteri.
- Potremmo fare squadra: tu organizzi la giornata e io la trasformo in libri che cambieranno la vita della gente.
-  Mi basta cambiare la mia. Sai che ti dico?
O i vaporetti, serpenti striscianti tra pontili e monumenti: da un momento all’altro si rivoltano contro il turista che li guarda sognando chissà cosa.
- Che mi dici?
O i viali alberati dove il senso della vita sta nel passeggiare e osservare le vetrine.
- Che bisogna andare sul sicuro.
O i locali dove si balla a pochi centimetri dal fiume, come fossero un tutt’uno il cosmo e l’energia che ti trascina in un vortice di musica e di alcol.
- Cioè?
O il cielo da cui attendi, da un momento all’altro, che scenda un angelo col soprabito scuro e la sciarpa chiusa nell’interno.
- Faremo una rapina.


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