da qui
Dopo aver avuto a che fare con situazioni erotiche complesse – Viola e Medardo, Cloe e Brice Cento – Cesare decide di ritornare sulla nota drammatica, la più difficile, anche nella vita: e il romanzo non parla della vita? L’angoscia di Cosimo davanti all’edicola non è forse la sua, non fa appello al ricordo del suo primo incidente, quando con l’amico prete scivolavano leggeri lungo la strada di montagna, fra prati all’inglese straordinariamente regolari, alberi e rocce cui Cesare avrebbe voluto dare un nome – perché una cosa non esiste finché non è stata nominata – ma non riusciva a capire se quegli arbusti dalle foglie di un giallo abbagliante fossero tigli, olmi o frassini, e addirittura non era sicuro se le vette sullo sfondo fossero le torri del Vajolet o chissà quale altra cima delle Dolomiti; lo faceva impazzire la mancanza di dati, si rendeva conto già da allora che uno scrittore deve avere un catalogo completo e dettagliato delle cose di cui parla, e mentre chiacchierava con l’amico cercava di ricondurre alla memoria le definizioni dell’erba e delle foglie, le sfumature dei colori delle case dai tetti spioventi e della chiesa dal campanile che punta verso il cielo, ma gli sembrava di avere sottomano solo una nomenclatura generica e sommaria che gli impediva di imbastire un racconto verosimile, di dipingere un quadro in cui qualcuno si potesse riconoscere, perché chi è lo scrittore se non uno che, come per miracolo, ti fa rivivere un posto, un ricordo, un dolore, una speranza, per cui quando leggi senti le lacrime che si fanno largo perché hanno riconosciuto te stesso che percorri la strada di montagna e mentre parli con l’amico ti distrai pensando al nome delle pareti rocciose, al colore giusto della neve, alla forma della nuvola e non vedi l’auto del turista austriaco che ha rallentato per chissà quale motivo e intuisci che non riuscirai mai a evitare l’impatto e non sai se bestemmiare o proteggere l’amico, sai solo che urli disperatamente attento!, mentre all’improvviso tutto diventa granitico come la roccia, legnoso come l’albero, pesante come le pietre della chiesa, nero come la pece, e non immagini quale sfumatura di scuro stiano contemplando gli occhi, o forse stai solo sognando, sei già in un’altra dimensione, da un’altra parte del mondo, come Amerigo che pare dormire sull’asfalto, dormire e dire, dolcemente, amore, perché non sei qui con me, perché non sei accanto a me.