Pubblicato da fabrizio centofanti su ottobre 22, 2011
da qui
Sembra facile: un motto per tutte le stagioni. Ma si adatta bene a quello che successe.
Le guardie svizzere hanno qualcosa d’irreale: gli elmi, le alabarde, la divisa d’altri tempi e l’aria di chi difficilmente muove un sopracciglio. Se non le avessi incontrate in un albergo di Loreto, in libera uscita, potrei pensare che siano manichini.
Chissà perché mi vennero in mente mio padre e mia madre, con i volti cordiali dei contadini di una volta.
Qualcuno mi ritenne matto, pensò di non dovermi prendere sul serio.
Visto dalle guardie svizzere, il mondo è un’altra cosa: controllare i movimenti, verificare con la coda dell’occhio, cogliere ogni gesto fuori dalla norma.
Ci vuole fegato per dare vita a tredici creature, coi tempi che correvano, la miseria in agguato e la guerra sempre pronta a portartele via con una bomba o un colpo di fucile.
Sapete com’è la Curia Vaticana, entrarono subito in allarme, ma questo che vuole, erano secoli che non c’era più dibattito, che si decideva infischiandosene della periferia.
La benedizione di quel giorno fu tesa, a denti stretti, sapevi, con la faccia stanca, a quale avventura andavi incontro.
La casa in pietra era il mondo; nei ricordi, c’è sempre la stanza dove giochi a soldatini, il mobile dove la mamma nasconde il cioccolato, il tavolo che a te, bambino, sembra molto più grande del normale.
Dissero che avevano capito male, che io avrei annunciato un’altra cosa.
Quanto tempo mi restava ancora? Sarei riuscito a portare a termine l’impresa? Oggi, a pensarci, mi sembra una follia, ma Dio è per le pazzie, non gli piacciono le cose sempre uguali.
Lo avreste immaginato, cari genitori, che vostro figlio sarebbe diventato papa? Che effetto deve fare, un figlio papa, me lo sono chiesto tante volte.
Cominciò l’opposizione, se non l’ostilità, un conflitto che può uccidere, può fare fuori anche uno importante come il papa; voci maligne dicono che sia successo.
Ero convinto di essere nel giusto, sentivo che dovevo andare avanti, nonostante tutto, che la storia, col Concilio, si apriva per accogliere un messaggio atteso da tanti – non lo stai aspettando pure tu, non attendi ogni mattina il giorno in cui la luce inonderà finalmente la tua stanza?
Angelino, cosa sognavi nella casa in pietra, è possibile che un uomo solo sogni, in una notte, i sogni di tutti?
Mi chiedo ancora oggi se i nemici della Chiesa siano quelli esterni o quelli interni, se nuoccia di più la ruspa che abbatte i luoghi sacri o il vetriolo del giudizio, l’arsenico della paura.
Anche la politica fece sentire la sua voce, turbata da quello che pareva un papa di sinistra. Dolce cuor del mio Gesù, fa’ ch’io t’ami sempre più.
Delle chiese ricordo l’atmosfera, l’odore inconfondibile, la sensazione di trovarti finalmente nell’angolo giusto del mondo, come se lo spazio fosse un orecchio pronto ad ascoltarti, le vetrate occhi che si prendono cura del tuo viaggio seminato di pericoli.
C’è gente che vive solo aspettando una condanna, degli altri, neanche a dirlo. Se sapessero che Dio non è venuto a condannare rimarrebbero delusi: ora è di sinistra pure lui!
Quando vedo i bambini, mi ricordo tutto, mi chiedo sempre dove mi ero perduto, questa volta.