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4. Fratello personaggio

Creato il 03 settembre 2010 da Fabry2010

4. Fratello personaggio

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La parola fine, dunque, è una cosa seria. Un personaggio come Antonio, il povero morto qualche giorno fa, dimostra che il finale non si può banalizzare, che bisogna, soprattutto, evitare il lieto fine, scioglimento artificiale degli eventi che consente all’autore di lavarsene le mani. La vita è un dramma, fatto di alcol e solitudine, ricerca disperata di un aiuto, malattie epatiche e crisi improvvise che non danno scampo. Il lieto fine, a volte, semplicemente non esiste, a meno che non sia il grembo dell’eterno che raccoglie frammenti incapaci di salvarsi, di collegare torti e ragioni, di far quadrare i conti, schegge che non stanno negli schemi rigidi dell’intreccio e della fabula, che non tengono conto della suspence e dei colpi di scena, con cui ogni corso di scrittura raccomanda di concludere il capitolo perché il lettore volti pagina con ansia, con curiosità, con desiderio. L’attesa trepidante non deve essere un trucco, ma la stessa trama imprevista della vita, che ti strappa una lacrima amara per non essere riuscito a evitare che Antonio se ne andasse, che il suo passaggio sulla terra non fosse così breve, per i litri di troppo che ogni giorno lo tentavano. Solo allora ti accorgi che la parola fine ti chiede prima di guardarti intorno, di capire se puoi ritardarla un anno, o un giorno, semplicemente stando, fermandoti, aprendo il tempo perché diventi pagina in più per il fratello-personaggio che ti cerca.



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