Magazine Maternità

40+5. Non amo le scadenze e mio figlio ha uno strano senso dell'umorismo

Da Nina
Si, siamo ancora qui, in due. Simone fa i dispetti, lanciando segnali a caso e poi ritratta. Fa promesse che poi non mantiene. Tira il sasso e nasconde la mano. Ma cos'era quel dolore lì? Lui che spingeva e premeva? E questo fastidio ai reni? L'utero è duro, forse ci siamo... forse sta arrivando il momento... forse... falso allarme. Di nuovo. E' tutto fermo. Di nuovo. Non sento più nulla, si è ritirato nella cuccia, sto simpatico birbante. Forse lui si diverte così, a farci credere sempre che siamo sul punto di vederlo e poi a defilarsi, come a dire: 'Vi credevate eh? E invece no, voglio farvela sudare ancora un po', lasciarvi così appesi, a desiderare e sperare... ancora un po''. Lui è il suo strambo senso dell'umorismo. Come se non lo avessimo già aspettato tanto, come se non si fosse già fatto desiderare a sufficienza. La sua storia in due righe.
Anni per riuscire ad averlo qui dentro, nella pancia, anni di travagliata e sofferta ricerca conclusa con la Fivet. Poi tutto liscio, ringraziando il cielo, ha fatto quel che doveva secondo i tempi e i modi giusti. Poi inizia il terno al lotto del collo dell'utero, i 'Nina guarda che a fine gravidanza te non c'arrivi, questo te lo perdi prima'. No alla piscina, no al sesso, no alle passeggiate, no a tutto, si al risposo quasi assoluto, al magnesio e la vasosuprina te la sei risparmiata solo perché hai cercato altri pareri. Come se partorire fosse così facile. Fino a poche settimane fa, quando pareva stesse proprio per nascere e noi a esultare, a occuparci delle ultime incombenze, a sistemare le ultime cose, a organizzarci per il suo arrivo imminente. Imminente una ceppa! e per fortuna che ero tra le candidate ideali a una gravidanza pretermine! Io col mio collo dell'utero sempre troppo corto e morbido rispetto alle settimane di gravidanza, io che ho un figlio ben incanalato che non vede l'ora di nascere.  Eeeeeh come no! Venite a dirmelo ora!
E quindi, dicevo, eccomi qui, a cercare di stare serena e a godermi - come tutti mi consigliano di fare - questi ultimi giorni, quando in realtà ho il fiato sul collo e sono controllata a vista manco stessi davvero per esplodere e dentro portassi, invece di un figlio, una bomba pronta a scoppiare. Nina Kamikaze.  Non sono io ad avere fretta, sono i dottori che me la mettono, ma andiamo per ordine. Prima ti dicono che il primo figlio può tardare (dopo averti fracassato i maroni con la storia che potresti rischiare di partorire prima della fine del tempo), e tu ti rilassi perché tanto l'attesa è una gioia, anche con gli acciacchi e i disagi del caso. Poi appena arrivi al termine, subito il giorno dopo la data presunta (sottolineo PRESUNTA) del parto, iniziano a sollecitarti con la necessità di farti controllare e monitorare un giorno si e l'altro pure - nonostante hai appena fatto la visita e tutto è risultato ok, perciò non c'è motivo. Così, all'improvviso e senza giustificazione alcuna, un vago senso di rischio e pericolo si impossessa di te, che invece fino a un minuto fa percepivi la gravidanza come la cosa più naturale del mondo. Provi a chiedere la necessità di tutto questo, ti viene risposto che è in Via Precauzionale. Della serie iniziamo a preoccuparci da subito così da essere preparati nel caso qualcosa andasse storto (ovvero prenditi l'antibiotico, metti che poi ti viene il mal di gola). Ma sicuramente tutto andrà bene, però poi metti che... ansia... e non fa bene a un passo dal parto. Lo sapevo che funzionava così, per questo speravo in cuor mio di partorire entro il termine, così da non dovermi scontrare con la burocrazia ospedaliera, cieca e sorda che procede solo per categorie e generalizzazioni. 
Ma io - che so come funziono, cosa mi aiuta a restare serena e centrata - ho scelto, perché posso scegliere, di non sottopormi allo stress dei monitoraggi e delle eco cadenzate a giorni alterni - a partire da ieri, 40+4 - e di andare martedì prossimo a fare un semplice monitoraggio e sono riuscita, a fatica, a ottenere il benestare della ginecologa per un'eco di controllo del liquido amniotico lo stesso giorno. Alla 41 esima settimana, come le linee guida dell'Organizzazione Mondiale della Sanità prevedono. Non sono una disgraziata, sono anche informata e come potete vedere sono favorevole ai controlli mirati, vorrei solo vivere la cosa con più calma,  essendo la mia una gravidanza senza rischi, fisiologica. Tutto qui. La risposta, dopo un pippone di 30 minuti per cercare di capire come mai una donna prossima al parto, che ha superato il termine, non sia affatto preoccupata, ma serena e fiduciosa. Come mai non ami invece sottoporsi a visite inutili e ingiustificate (pare inconcepibile io non ne senta il bisogno). La risposta è stata che se per martedì non ho partorito ancora, mercoledì mi ricovera per l'induzione. Quasi una minaccia mi pareva.
- Anche se dai controlli di martedì risulta che Simone sta bene, la placenta pure e tutto il resto anche? - - Si - - Ma se non ci sono rischi perché non aspettare ancora un po'? Ci saranno dei motivi se tarda, che potrà mai succedere? - - E' la prassi, è in via precauzionale, per stare tranquilli - - Ma io sono tranquilla, sento Simone tutti i giorni, poi facciamo la visita... - - Si, ma IO voglio stare tranquilla. Dite tutte cosi. Sicuramente non succede niente se tarda, ma poi se invece succede qualcosa? Subito a incolpare il medico... -
Ahaaa ecco qual'è il punto: paura delle ritorsioni. Nessuno vuole assumersi la responsabilità di aspettare solo che la natura faccia il suo corso, assecondando i bisogni di una donna, i suoi legittimi diritti. Anche quando tutto fila liscio, senza complicazioni o problemi. La natura fa paura, non la puoi controllare.
E io non convivo bene con gli ultimatum, col tempo contato e la scadenza segnata, fissata. Soprattutto gli ultimi giorni che dovrebbero essere quelli più sereni e rilassati. E io ci provo a non pensarci e credere che non ci sarà bisogno di induzione e quant'altro e a fidarmi del mio corpo e di Simone e dei processi naturali.  Che poi per me potrebbe davvero prendersi tutto il tempo che gli serve, la fretta non ce l'ho io, ho aspettato anni figurarsi sono la regina delle attese! La fretta te la mettono i medici e la loro routine ospedaliera.  Il loro bisogno di avere tutto sotto controllo.  Devi partorire prima di questa data, altrimenti ti facciamo partorire noi a forza. Anche se state bene e non c'è motivo oggettivo per farlo. Ho avuto un concepimento medicalizzato, mi piacerebbe mi venisse offerta l'opportunità di un parto più in linea col mio sentire e coi tempi naturali, tutto qui. 
Rispetto e accoglienza. Non chiedo altro. Io non lo capisco e fatico ad adeguarmi. Ma d'altra parte ho sempre avuto uno spirito ribelle io, che mi attiva il pensiero critico. A volte è meglio tapparsi la bocca, gli occhi e le orecchie  - e anche il naso - e andare avanti per la propria strada. E' quel che sto provando a fare, ma è dura perché sono fragile ora, aperta e recettiva come non mai. Perché ho bisogno di rassicurazioni, di essere sostenuta e tranquillizzata, non di essere spaventata o che mi vengano trasmessi dubbi e paure - che sono quelli degli altri. Dopo la telefonata ho pianto tutto il pomeriggio.
Quanti tarli che ronzano nella testa da mandar via. Ma non sono i miei, non li ho creati io, sono solo gentilmente offerti dal SSN.
Voglio credere che manchi davvero poco, che a breve Simone sarà qui tra le nostre braccia, coi suoi tempi.
Anche se sembrano infiniti.
*
Postilla: molte saranno tentate di dirmi che succede a tutte, che sto esagerando, che non sono l'unica a partorire, che sto idealizzando, che sto creando categorie di mamme di serie A e serie B, che lo fanno per il nostro bene e altre simpatiche amenità. Ecco vi dissuado dal farlo, evitate. Non c'entra nulla col senso del mio discorso, ognuna è liberissima di pensare quel che vuole sul sistema ospedaliero italiano, di viverlo come meglio crede, di sentirsi sicura o minacciata da certe pratiche. Alcune hanno un ricordo bellissimo del loro parto, altre sono rimaste così traumatizzate da non riuscire neanche a parlarne dopo anni di distanza. Gravidanza e parto sono esperienze profondamente soggettive tante quante sono le tipologie di donne coinvolte, i loro bisogni intimi, la loro sensibilità e questo andrebbe rispettato sempre.
Io non critico chi si adegua, chi si sente a suo agio, chi si trova bene così, io dico solo che a me questo sistema sta stretto. Punto. La conseguenza non è 'mamme degne' e 'mamme indegne', mi fa ridere solo l'idea.
Non leggeteci quel che non ho scritto, non mettetemi parole in bocca che non ho detto.
Nessun giudizio sottinteso a chi ha scelto la strada maestra. Evitiamo questi sciocchi puntadito.
Non sono in vena, non è la politica del mio blog. Grazie.
40+5. Non amo le scadenze e mio figlio ha uno strano senso dell'umorismo

Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :