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42. Addirittura

Creato il 16 gennaio 2012 da Fabry2010

Pubblicato da fabrizio centofanti su gennaio 16, 2012

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L’ufficio del capo è molto semplice: grandi finestre con le tende gialle, la scrivania massiccia e liscia come marmo, sedie comode in velluto blu.
- Dottore, c’è qualcuno che le vuole parlare.
- Chi è?
- Non ha voluto dirmi il nome.
- Me lo descriva.
- Ha un impermeabile scuro e una sciarpa chiusa nell’interno.
- Perché non si vuole presentare?
- Non lo so, ma è irremovibile.
- Il mondo è una gabbia di matti. Lo faccia passare.
Due telefoni neri occupano un angolo del tavolo, completamente vuoto.
- Buongiorno.
- Buongiorno.
- Si chiederà perché sono venuto a disturbarla.
- Non mi chiedo più nulla.
- Ha mai visto un ruscello?
- Non mi fa ridere.
- Non voglio farla ridere. A volte non sappiamo che vogliamo perché scorriamo troppo in fretta.
- Ha qualcosa da insegnarmi?
- Crede nell’anima?
- Credo nella lotta, nella grinta.
- Non pensa che anche questo possa diventare un’abitudine?
- Non perdo tempo a evitare le ripetizioni: non possiamo pensare a ogni parola, a ogni movimento.
- L’abitudine può essere una fuga: un modo di salvarsi dal dolore.
- Ho sistemi diversi.
- Ha mai fatto una fotografia?
- Senta, ho da fare.
- La fotografia blocca la vita: una nuvola non è più una nuvola, un occhio non è un occhio, la città non è più la stessa.
- Come fai a ricordarti di una bella donna, se non fai una foto?
- Ha mai visto una città dall’alto? Tutto si muove; nei palazzi s’intravede la vita, oppure la si immagina: una signora anziana che cucina, un giovane che piange, due persone che fanno l’amore.
- Vogliamo andare al sodo?
- Osservare. Non di malavoglia: con interesse, mettendosi nei panni degli altri. E’ allora che spuntano le ali.
- Lei è un tipo divertente.
- E’ allora che cerchi di capire perché la ragazza è triste, perché l’orologio che segna le quattro per uno è allegria e per l’altro è delusione, nello stesso istante, perché la bambina si ferma a contemplare qualcosa che non c’è – o non dovrebbe esserci.
- Ahahah! Non ho mai riso tanto.
- Perché si ferma? Cosa sta guardando? Così s’impara a leggere i pensieri. Si mai è chiesto cosa passi per la testa alla gente che incontra per la strada?
- Non m’interessa più: ci ho già pensato troppo.
- E’ un miracolo. Non ci sono più segreti. La città è gravida di fumo. No, di nuvole. C’è differenza tra nuvole e fumo.
- Molto interessante, ma ho un appuntamento. Ci sentiamo un’altra volta.
Sì, gravida di nuvole leggere, oltre le quali s’indovinano le case, le strade e, se si alza un po’ la testa, addirittura il cielo.


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