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42. Incroci

Creato il 25 aprile 2012 da Fabry2010

Pubblicato da fabrizio centofanti su aprile 25, 2012

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Ti viene da piangere. Volevi fare il medico, curare i corpi e magari anche le anime; ma era troppo difficile ricordare i muscoli, i nervi, imparare – osso per osso, vena per vena, cellula per cellula, – la mappa intricata e piena d’incroci, discese e risalite; non ce l’hai fatta e hai scelto un’altra mappa, le strade che conducono da città a città, o all’interno del reticolo infinito di palazzi ed esercizi commerciali, il negozio di frutta in Avenue du Maine, il rivenditore Horizon di BMW, il riparatore di finestre, il ristorante franco italiano Raffaello, e ti chiedi se sia meglio affondare il bisturi tra i diverticoli o domare le signore assatanate al café Rubis di Rue Gassendi, costringerle al silenzio nella Bibliotheque George Brassens, rispondere a domande difficili come il menu e la qualità di Chataigne e Cassis all’angolo di Rue Liancourt. Ti chiedi anche cosa c’entri questo con Futura, le scorribande sempre più rischiose, le rapine e gli scippi che prima o poi la prendono e la sbattono dentro e tu dovrai inventare una svolta credibile per continuare a scrivere di lei: che romanzo sarebbe, rinchiuso nei cinque metri quadrati di una cella? E’ il motivo per cui prendi tempo, le fai riuscire tutti i colpi, perfino quelli organizzati nei parchi cittadini, dove basterebbero due ragazzi distratti, un assitente fallito e lo strizzacervelli perditempo a fermare la combriccola, avvertendo l’agente dietro l’angolo o avvinghiandosi a Futura, l’unica donna, bella come il sole, che ti chiedi perché non si decida a fare l’attrice o la modella, perché non incanti un magnate del petrolio coi suoi occhi dal colore incerto, capaci di stregare anche l’uomo più insensibile del mondo. Ti domandi questo e altro davanti alla libreria dalla facciata in legno tutta consumata dove c’è scritto papeterie e cadeaux, e pensi a quando le righe che stai mettendo in fila saranno lette da qualcuno, forse da una donna in carcere che non sa come passare il tempo e legge romanzi su romanzi finché non trova la sua storia, perché è così che succede: ogni libro che apri vuoi trovarci la vita che non riesci più a capire e che nessuno è capace di spiegarti: solo una guida turistica fallita che voleva fare il medico, un bel giorno, te la mette davanti, quando ormai non ci speravi, e dimentichi la cella, le bestemmie dei detenuti confinanti e ti immedesimi a tal punto che ti pare di vivere per la prima volta e comprendi che finora avevi solo scippato la vita a qualcun altro e adesso, solo adesso – troppo tardi? –  ti accorgi che puoi viverla anche tu, e ti viene da piangere, e volti le pagine come gireresti l’angolo tra Rue Gassendi e Rue Daguerre, fissando la fine della strada come se oltre i ristoranti, i negozi di frutta e le tabaccherie dovessi incontrarti con te stessa, finalmente, appena dopo il semaforo, il bar, l’insegna verde della farmacia.


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