da qui
Saulo ha ingoiato l’ennesimo rospo:
- Hai ragione, viviamo in tempi bui. Il vero intellettuale (non quello dei salotti infarciti di nani e ballerine) è perseguitato dal potere. Gli scrittori autentici vivono nascosti nelle catacombe, come te, nell’inferno della sperimentazione. Mi sembra di capire il significato dei cammelli: esprimono la necessità di macerarsi prima di affidare alla pagina o allo schermo una parola; le gobbe rappresentano riserve di cultura e di sapienza, utili per la traversata nel deserto dell’indifferenza e del cinismo. E’ una condizione precaria, impermanente, come ogni destino umano quando è osservato nella sua profondità. Lo scrittore è un sacerdote braccato dalle autorità, costretto a cercare di nascosto il vino per la messa, isolato da campagne di diffamazione e da azioni repressive che fanno terra bruciata intorno a lui. Il potere e la gloria ne attraversano la storia lacerata fino a farne un tunnel trafitto da una luce fioca e intermittente.
- Vedo che anche tu hai imparato a usare le parole.
- Servono a poco le parole. Mi meraviglio che uno come te sia finito nella bottega di scrittura: serve una rivoluzione.
- Per vedere realizzati i nostri sogni, dobbiamo passare attraverso l’inferno della realtà che ci circonda. Una scuola di scrittura può servire a esorcizzare il marketing delle aziende commerciali americane, i Ken Follet di ogni tempo, che si credono più grandi del Manzoni. Bisogna vivere fino in fondo il tempo devastato per liberarci dalla sua vigliaccheria, a cominciare dalle cellule di base, le parole, da cui dipende tutto l’organismo. Insegniamo alla gente a prendere coscienza della forza insita nell’ordine e l’organizzazione.
- Sempre che l’organizzazione non soffochi il carisma.
Un rumore improvviso e assordante li fa sussultare: viene dal fondo della Centraal Station.
- Che sta succedendo? chiede Saulo spaventato.
- Andiamo a vedere.
I due s’incamminano alla luce di una grossa torcia.