da qui
E’ una specie di Muro occidentale: i lastroni in pietra sono quelli, ma molto più recenti, lisci; esiste forse una copia di ogni cosa, un luogo dove sia possibile specchiarsi in una giovinezza ritrovata, un volto senza rughe, una pelle di bambino, dove le forze ritornino come per miracolo, per un sogno che rigenera, un’utopia che fa ricominciare? Di fronte alla parete, la sede della presidenza, in legno scuro, a forma di podio, per segnalare anche all’occhio una gerarchia riconoscibile, una mappa del potere. Gli altri scranni sono disposti a forma di teatro, non circolare, ma quadrato. Le poltroncine munite di rotelle permettono di girarsi da qualunque parte, come si potesse voltare le spalle a chi comanda, finirla con l’ordine, tagliare i ponti con chi la vuole fare da padrone; oppure appartarsi, considerare il mondo da un’altra prospettiva, inseguire alternative.
Hadas ha occhiali leggeri e sopracciglia folte:
- Comincia a creare problemi, il nazareno.
Rabi ha rughe che raggiungono i capelli bianchi e radi:
- Belle idee, buone per un altro mondo; se la gente ci credesse, finirebbe col considerarci sorpassati.
Tsion ha un sorriso largo sotto i baffi brizzolati:
- Dovrebbe darsi al cinema, sfruttare il successo per assicurarsi la vecchiaia.
- Se continua così, saremo noi che perderemo la pensione.
- Ci mette in ridicolo con i suoi sogni di comunità mondiale.
- La gente ci chiederà conto dei nostri sistemi di difesa.
- Non potremo più occupare i territori.
- Tenere posti di blocco.
- Sparare in caso di sconfinamento.
- Dovremmo prenderlo sul serio, e invece qui lo snobbano, gli lasciano fare il sognatore.
- L’altro, però, l’hanno ammazzato.
- Chissà chi ha dato l’ordine.
- Dicono che abbiano fatto girare dei biglietti.
- C’era un biglietto anche sulla croce.
- Basta: Yehochoua riesce sempre a confonderci le idee.
- L’unica è ucciderlo.
- Senza lasciare tracce.
- Né biglietti.
C’è una differenza tra questo muro e l’altro: qui l’erba selvatica non riesce a farsi strada, tra fessura e fessura, pietra e pietra.