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46. Andato

Creato il 20 gennaio 2012 da Fabry2010

Pubblicato da fabrizio centofanti su gennaio 20, 2012

da qui

- E’ lui?
- Sì, è lui.
- Com’è pallido.
- Come me.
Non ci avevi fatto caso. Sei inquieta: perché? Pensi che stia per succedere qualcosa? Ti turba l’uomo col soprabito scuro e la sciarpa chiusa nell’interno.
- Ciao.
- Ciao.
- Da dove vieni?
- Dal solito posto.
- Ti hanno visto?
- I bambini mi vedono sempre.
- Hai scoperto qualcosa?
- Basta andare in strada: è pieno di pensieri, di segni, d’illusioni.
- Lei è Dalia.
- Lo so.
Non aver paura; dovresti aver imparato a non meravigliarti. Temi che ti legga nei pensieri?
- Io non l’ho mai visto.
- Per noi è normale.
- Noi?
- Come ti dicevo, cerchiamo uno scrittore.
- Penso di averlo trovato.
Chi sono, Dalia? Come fanno a sapere sempre tutto? L’importante è raggiungere la meta. Perché sei agitata?  Ti sembra che possano emergere ricordi che hai sepolto? Le umiliazioni, la solitudine, la disperazione? Che possano vederti dentro? Solo perché ha un volto così pallido, quasi trasparente? Potrebbe capire che la vita ti ha segnato, che fai fatica a crederci di nuovo?
- Chi è?
- Un mendicante. Vive sotto i portici.
E se anche fosse? Non sarebbe un bene scoprire chi sei? Accettare la tua storia, riconoscere il dolore che fa di te quello che sei oggi? Oggi! Che speranza mi resta, nel presente?
- Sei sicuro che sia in gamba?
- Sono sicuro. Piacerà alla gente.
Da dove vengono? Chi trasmette loro questa conoscenza? Se si accorgesse che hai paura?
- Non ti preoccupare, Dalia. Siamo qui per questo.
- Siamo? Ma insomma, ditelo, chi siete!
Non perdere il controllo, pensa all’obiettivo, vuoi mandare tutto all’aria? Non capisci che potresti liberarti? Far riemergere l’angoscia di abbandono, rivivere i momenti in cui ti sei sentita inutile, fallita, rifiutata non solo da Fausto, ma dal mondo. Perché nessuno ha creduto nei tuoi sogni? Quando è cominciata la discesa? Forse molto più indietro, da piccola, quando tuo padre lavorava giorno e notte e tua madre si chiudeva nella stanza. Con chi? Perché gridavano? Sembravano contenti, eppure urlavano. Ora ricordi, l’uomo ti sta leggendo dentro. Perché sorride, adesso? Cosa vuole da te? Sei bambina, seduta in casa, sul divano grande. Cos’hanno da gridare? Mamma, mamma! Non voglio stare sola!
- Non preoccuparti, Dalia, stai tranquilla. Ci siamo noi, non devi aver paura.
Perché non viene? E papà, sta sempre fuori? Quando apriranno quella porta? Quando la smetteranno di gridare? Non è giusto che mi lascino qui.
- Calmati, Dalia, è tutto a posto.
- Non mi hai detto in che senso.
- Quella sera, mi hai chiesto di portarti con me, ma me ne sono andato: il tempo era scaduto.


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