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46) Racconto: A carnevale, ogni scherzo vale

Da Angivisal84
A carnevale, ogni scherzo valeDi Muscolino Stefano giovanniIn arte ArkavarezCreatura: Naga
46) Racconto: A carnevale, ogni scherzo vale
Come tutti gli anni, io e la mia prestigiosa famiglia, eravamo invitati al Palazzo Danieli per goderci il carnevale. Un ritrovo eccellente per l'aristocrazia , di cui la nostra vistuosità non poteva mancare nel celebre ballo delle maschere. Ancor oggi, anno domini 1722, la piazza di San Marco ospitava una vasta folla, facendo partecipare anche i membri dei ceti inferiori. La festa era il momento più importante della Serenissima o meglio chiamata: la Repubblica di Venezia. 
 Il vento soffiava imponente, mentre il cocchiere si fermò di fronte a quella enorme residenza. Aiutai mia sorella a scendere dalla carrozza, prima che si stropicciasse il vestito: «Oh! Per l'amor del cielo, Cecilia! Ma devi sempre starmi appiccicata?!» mi sbuffò contro infastidita. Replicai subito alle sue ennesime maniere da villana «Senti Virginia, sono veramente stufa di farti da bambinaia, ma dobbiamo rispettare la volontà di nostro padre, quindi fai quello che ti dico!». 
Fece un sorrisino sarcastico e poi sputò a terra. Un gesto di tale scalpore, che il cocchiere dovette mettersi il fazzoletto sulla bocca.Provai una profonda vergogna, chiunque avrebbe potuto vedere quel suo suo ignobile comportamento!«Ora ne ho abbastanza! Ti ordino di comportarti come una dama!» gridai con rabbia.«Fammi un favore Cecilia, accetta la mano al primo che te la chiede, così mi sbarazzo di te e potrò respirare un po di aria fresca.». Dicendo questo, tirò fuori un ventaglio e sventolandosi il viso, si inoltrò verso l'ingresso. Aveva un elegante abito, adornato da un guardinfante voluminoso, donava ai suoi fianchi una graziosa forma ondulata. 
Il suo corsetto era guarnito di nastri e pizzi, con un fiocco in mezzo alla scollatura ampia del seno. La vera eleganza, classica nella nostra famiglia, è che ci vestiamo sempre di velluto e di broccato. 
Risalì le scale per raggiungerla, mentre d'un tratto... una donna la investì. «Ma che schifo di serata, ora mi tocca pure essere insudiciata dal tocco di una megera!» rispose nervosa mia sorella. «Perdonatemi fanciulla, ma sono di fretta e non posso darvi conto» disse la strana donna.Forse definirla in tal modo era un po esagerato, ma era senz'altro di origini turche, lo si notava dalla sua pelle color cioccolata. Aveva uno strano abito lungo color porpora e un serpente disegnato sulla schiena. Aveva anche grossi anelli d'ottone intorno ai polsi. L'unica cosa strana erano le sproporzioni dell'abito, così lungo che strusciava per terra di ben oltre due metri, una cosa veramente assurda.
«Senta straniera, oltre a scegliersi un sarto migliore, sarebbe davvero il caso vi inchinate prima di chiederci scusa con un più garbo» risposi prontamente.
 Mentre mi avvicinai, vidi una clessidra caduta a terra e la raccolsi. La strana donna esibì i suoi occhi color giada «Damigelle, ritenete le mie scusa accettate, perché non ho tempo per voi. Vi auguro una buona festa» disse mentre le sue pupille sembravano divenire a taglio. «Ma la senti questa Cecilia? Vengono da altre terre e si fanno arroganti a casa nostra! Temo che il malinteso ora lo chiarirete con le guardie del torrione!» Virginia non sembrava rendersi conto della trasformazione dei suoi occhi, ma incominciavo a rendermi conto che era davvero strana. 
Anche la clessidra fra le mani incominciava ad emanare dei strani bagliori blu. «Vi ho chiesto scusa e sono dispiaciuta, non ho altro da aggiungere e quel oggetto è mio! Volta subito quella clessidra e restituiscila immediatamente!»
Qualcosa di strano stava succedendo, le sabbia scendevano vertiginosamente verso il basso e un intensa luce blu stava avvolgendo la clessidra. «Vi ho detto di rovesciare quella clessidra prima di combinare un guaio!» gridò la donna inferocita. Le mie mani tremavano di fronte a quella stana cosa, la luce diventava sempre più intensa.
 Non sembrava tuttavia abbagliarmi, anzi sembrava solamente irradiare le cose di blu. Dei piccoli fulmini comparvero da essa ed iniziarono a scorrermi intorno al corpo. 
Poi sentì mia sorella richiamarmi «Non è possibile Cecilia, ha la coda di un serpente! Non è una megera! E' un mostro!». Mi stava venendo addosso, ma poco prima Virginia le aveva afferrato la lunga veste. Con la tunica alzata si vedeva che non aveva gambe, bensì una coda squamosa e stava eretta come una vipera pronta al morso. 
Le persone intorno, che ci guardarono a causa del litigio, restarono scioccate a quella vista; tanti volti attoniti mentre lei si strappò la tunica d'addosso. 
Non feci in tempo a vederla spogliata... accadde che un potente fulmine blu mi assorbì e mi scaraventò contro uno specchio. Bestemmiai per la rabbia, ma mi tappai subito la bocca per non apparire volgare.
Ero spaventata, non capivo se avevo avuto un'allucinazione o se era tutto reale. Le lacrime mi scendevano dagli occhi, mentre del palazzo Danieli, della carrozza, della strada e di mia sorella... non c'era alcuna traccia. C'era solo uno specchio, una sedia e uno strano ripiano color blu. La luce sembrava provenire da una strana pera luminosa, tutto fatto con uno strano materiale. 
Sentii poi tre note di pianoforte e una voce prese a parlare «Diamo il benvenuto ai passeggeri della Meridiana fly del volo 5430 per Sidney. L'aereo è pronto per la manovra di decollo, per cui invitiamo tutti i passeggeri a sedersi al proprio posto. Grazie dell'attenzione!». 
Non compresi il significato, ma compresi che quella voce era apparsa sopra la mia testa ed scappai fuori da quella piccola stanza. Appena uscita, mi trovai di fronte ad una dama, o meglio, ad una beffa del destino. Mi rivolsi subito a lei «Quale casata vi ha permesso di vestirvi come un uomo?!» chiesi sorpresa del suo aspetto. La donna infatti indossava una camicia, una cravatta e dei pantaloni! Fra l'altro di un colore inelegante e squallido: erano grigi! Mi guardò perplessa «Mi scusi ma cosa ci faceva in bagno? L'aereo sta per partire e non sa che è vietato usarlo fino al decollo? » rispose fissandomi con una strana faccia. «Bagno? Non sto facendo alcun bagno.» chiesi, cercando di comprendere il senso delle sue parole. «Ma sta bene signorina? In ogni caso, potrebbe gentilmente mostrarmi la prenotazione? Così la accompagno al suo posto» chiese con aria dura.
 Mi guardai intorno e vidi che c'era uno strano carrello fatto di metallo, sopra c'erano delle bibite ed era l'unica che riuscì a riconoscere. Il resto era molto strano. C'erano dei oggetti che non avevo mai visto ed una parete aveva dei bottoncini che emanavano luce, sembravano una cosa arcana, opera di qualche scienza o di pura magia. Venni poi sgridata «Per cortesia, mi vuole mostrare i biglietti?!». 
Sbuffando mostrai l'invito nella lettera marchiata a cera «C'è l'ho l'invito, spero che non siate così sciocca da presumere che una famiglia prestigiosa come la nostra, possa invadere la podestà altrui». 
Mi guardò con un espressione che non riuscii mai descrivere, era un misto di ingenuo stupore che si concluse fissandomi con degli occhi storti. «Benissimo, ora è tutto chiaro» disse restituendomi l'invito ed io tirai un fiato di sollievo. Ero ormai certa che non fosse un allucinazione, in fondo era carnevale! Senz'altro ero vittima di un travestimento e di una burla ben architettata. Ora che la cosa era chiarita, mi avrebbe senz'altro portata nella sala degli ospiti. 
La misteriosa dama prese una strana scatola nera che si portava addosso ed incominciò a parlarci «Vincenzo, ho trovato una giovane ragazza nel bagno, vestita con dei abiti teatrali e senza biglietti.
 Credo che abbia fatto uso di stupefacenti e non mi spiego come abbia potuto evadere il check-in.» disse con aria preoccupata. La strana scatola rispose ed io sobbalzai dallo spavento «Mettila seduta, se ne occupa la polizia aeroportuale al nostro atterraggio».
 Chiesi tremante «Ma la scatola parla?» Lei scosse la testa e non rispose.
 Appoggiò la mano sulla mia schiena e mi fece cenno di andare avanti, oltre una tendina nera. Tutto era stretto e basso. C'erano delle sedie messe in fila e tantissime persone sedute che si girarono a fissarmi, come se fossi un fantasma. «Aspetti, ma questo non è il palazzo Danieli! Chi sono questi strani messeri?» chiesi trattenendo il panico. La dama mi rispose con tono sgarbato «Adesso siamo in manovra di decollo, deve mettersi seduta ed allacciare le cinture! 
Nel caso che non ve ne siete accorta, non siamo nel suo mondo immaginario, ma su un aereo! » L'ambiente incominciò a vibrare e fui presa definitivamente dal terrore. Dopo una lieve colluttazione, mi liberai dalla presa di quella donna e corsi in fondo al corridoio « Voglio una carrozza! Fatemi uscire da questo posto che devo tornare nella mia residenza!» Le persone non risposero, mi guardarono come se fossi pazza. 
Ad un tratto ci fu una spinta ed caddi indietro. Sembrava che una misteriosa forza mi tirasse e un potente fischio pervase quel luogo, come se fuori ci fosse un tifone. 
Mi afferrai alla gamba di una sedia mentre una ragazza con i capelli blu mi afferrò per il braccio «E' figo 'sto abito, sembri Madonna in "Like a virgin", dicono che anche lei si faceva. Solo che avrai guai con gli sbirri se non ti riprendi. Ora prova ad alzarti e vieni a sederti qua, prima che t'incasini ancora di più!». 
Sembrava una ragazza gentile ma non compresi una sola parola di quello che diceva. Sentì un urlo, mentre una spada trafisse la misteriosa dama vestita da uomo. Il mio incubo non sembra finito, ma appena incominciato. 
Con un rapido colpo venne sventrata, mentre tutti gridarono terrorizzati. La dama morì caduta in due pezzi e rovesciando le budella a terra. Lasciai la presa dalla ragazza coi capelli blu e continuai a spingermi in fondo al corridoio.Quella donna serpente era a pochi passi da me « Ti dissi di rovesciare la clessidra, ricordi?» commentò con un espressione di rabbia. « Voi non potevate aprire gli occhi e non investire mia sorella?» le gridai contro. Un'espressione divertita apparve sul suo volto e tirò fuori qualcosa che teneva nascosta da una delle sue sei braccia: la testa tagliata di Virginia. Restai paralizzata da quella visione e tutte quelle urla di persone spaventate, divennero silenziose. 
Il mondo mi si era fermato addosso e delle lacrime caddero copiosamente dai miei occhi «Non posso credere che tu l'abbia uccisa». 
La creatura in quell'istante mi fu addosso e si avvolse intorno a me. « Temo di sì mia cara!».Stringendomi addosso quel corpo squamoso, incominciò a stritolarmi. Mi sentii soffocare e le mie ossa incominciarono a spezzarsi. Dimenai. Quando ad un tratto, urtai la mia mano contro qualcosa, mi convinsi che ero libera. Poi gridai con tutte le mie forze.« Cecilia, cosa ti prende?!» mi chiamò una voce. Aprì gli occhi, mentre sentivo lo scalpitare di cavalli e il ruotarsi delle ruote di un cocchio. Voltandomi la riconobbi, era impossibile non distinguere la sua pallida pelle, le sue gote rosse con quei capelli crespi.La abbracciai senza esitare. « Scusami se non ho fatto altro che comandarti in questi tempi, ne sono dispiaciuta, non ti voglio perdere Virginia». Sembrava sorpresa dalla mia reazione « hai avuto un brutto sogno, scommetto! In ogni caso non ti preoccupare, vuoi proteggermi e non ho rancori verso di te» disse ricambiando il mio abbraccio.« Cecilia, adesso ricomponiamoci. Fra poco siamo arrivati e sono sicura che passeremo un bel carnevale».
 Sorrisi « Sì, certo». All'arrivo uscimmo dalla carrozza ed aiutai mia sorella a scendere, quando una donna si fermò a chiederci informazione « Perdonatemi ma sono di fretta, sapreste insegnarmi la strada verso piazza San Marco?». 
Mi voltai a guardarla «Certamente dama. La via è molto semplice, dovete...» ma le mie parole si spensero tra le labbra quando vidi, di fronte a me, quei occhi a taglio e la sua clessidra fra le mani.

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