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47. Cielo

Creato il 17 giugno 2011 da Fabry2010
47. Cielo

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Il locale è un corridoio lungo con file di tavolini tondi in legno; a destra e sinistra, due banconi infiniti corrono verso pilastri luminosi come la colonna di fuoco che guidò il popolo d’Israele nel deserto; ma c’è poco di biblico in un hotel di lusso in cui si specchiano i desideri e le paure di una società contraddittoria.
- Devi essere scema.
- Non ti permetto.
- Come ti viene in mente di sparare? E un miracolo che non ci abbiano preso.
- Ho dovuto farlo.
- E perché mai, di grazia?
Perchè non ti confidi, Avigail, perché non sputi il rospo?
- Gira voce che Yoh’anan sia risuscitato.
- Chi mette in giro queste balle?
- Non lo so, ma il popolo s’innamora delle favole.
- E che c’entra il giovane che hai fatto fuori?
Perché non gli dici che è successo in riva al mare, le palme, le barche, i palazzi col panciotto?
- Gli somigliava incredibilmente, non ve ne siete accorti?
- Tu stai male. Che cosa ti succede?
Ecco, è il momento, diglielo che ti ha stregato coi suoi stupidi occhi azzurri.
- Voi non capite nulla: se la gente pensa che ci sia di mezzo Dio, è finita.
- Lo sai che non ci facciamo condizionare da cieli, preti e simili. Hai qualcosa che non va.
Che c’è di male a confessare che ti ha travolto nella stanza dai muri azzurrini, col letto e le poltrone grigioblu, e ti ha solcato come la chiglia della nave che penetra nell’onda?
- Quello che pensiamo noi non conta, è la reazione della folla che bisogna conoscere e gestire.
- Yoh’anan è morto: i sani di mente hanno visto il corpo steso a terra nella via del mercatino e partecipato al funerale. Avigail, dicci cos’hai, qui rischiamo grosso: un’altra alzata di testa e siamo fritti.
Digli che è stato il momento più bello che hai vissuto, che è successo qualcosa a un certo punto, il mondo si è fermato, proprio sul più bello, quando stava per esplodere  la festa dei fuochi d’artificio e invece qualcosa si è frapposto, chissà cosa, e lo hai guardato dentro gli occhi, i suoi stupidi occhi azzurri, hai indovinato una lacrima strana, mista a polvere e sangue, come se il bar, la Maccabee, le palme, i palazzi, i monti sullo sfondo, fossero una scenografia montata sul momento, ma dietro di essa ci fossero strade piene di polvere e sangue, madri che urlavano, bambini che piangevano, e il giovane che ascoltava Yehochoua ti ha ricordato l’amore sbocciato nella stanza dai muri azzurrini, era tutta un’illusione, e gli hai sparato, hai dovuto cancellare la memoria di qualcosa che risuscita, che pensavi di avere seppellito, perché è inutile amare, non è giusto che due stupidi occhi azzurri ti facciano di nuovo credere nel cielo.



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