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47. Occhi di pantera

Creato il 23 marzo 2011 da Fabry2010
47. Occhi di pantera

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E’ difficile, per Alberto, descrivere le sfumature di giallo e rosso che osserva dall’altra parte della costa. Cerca di isolare il cadmio, il mais, lo zafferano; e, amalgamati inestricabilmente, il rosso cardinale, ruggine, borgogna, fusi a formare un cuscino morbido e gibboso in cui affondare la faccia per godersi un riposo meritato. Ma ha la fronte imperlata di sudore per la corsa a perdifiato fino a qui, nell’istante in cui un pensiero si è affacciato nella mente come dal balcone bianco di una villa a strapiombo sulla roccia, accanto al faro, conquistata a prezzo di grandi sacrifici, rinunciando ai libri, agli scaffali nuovi, alla tecnologia indispensabile per uno che vive di parole. Il romanzo l’ha scritto nella stanza scavata nella rupe, contemplando le pietre che disegnano figure sempre nuove, il divano dai bordi dorati, l’alcova con la tenda gialla e bianca assicurata alle travi del soffitto con enormi anelli scuri. Eppure, ora che tutto salta in mille pezzi, nella nuvola color granata, magenta e mandarino, nella colonna in cui gli sembra di scorgere due occhi di pantera che lo puntano minacciosamente; ora che il sogno di sempre è un cilindro di polvere e fuoco, un quadro double face che mette insieme il caldo della fiamma e l’umido dell’acqua; ora che la pietra, la tenda, il tavolino, tornano a essere solo un desiderio, un progetto definitivamente irrealizzabile, capisce che è Dio a stabilire se qualcuno debba scrivere, perché tutto il resto è diventato sabbia, rena, confuso nei secoli dei secoli tra la schiuma dell’onda e il litorale mangiato dalla forza plumbea delle maree, e Alberto immagina ogni cosa dall’inizio, ed è felice che accada proprio adesso che la ragazza dai capelli rossi – carminio, amaranto, veneziano? – ha innescato la bomba a orologeria in un angolo della casa dei suoi sogni e ne ha fatto un fungo incandescente drizzato sulla baia con occhi minacciosi di pantera.



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