by Mattia Gariglio · 13 marzo 2014
Dal 13 marzo in sala un kolossal dopato di effetti speciali…
Kai, mezzosangue dalla natura ambigua, è il leader di 47 Ronin decisi ad ottenere vendetta sul tiranno che ha ucciso, con l’inganno, il loro signore. Per restituire l’onore al loro villaggio, i 47 guerrieri dovranno affrontare prove ardue, compresi megere e strani demoni…Della leggenda originaria dei 47 Ronin, in questo remake statunitense in salsa terzo millennio, è rimasto davvero poco. Anche del film di Mizoguchi, capolavoro giapponese, si ritrovano rari punti di contatto. Se nella versione nipponica vi era una velata critica al potere dell’epoca e all’impegno bellico, in questa, che vede Kanu Reeves protagonista, l’unica cosa che sembra importare è lo spettacolo. La trama di 47 Ronin si basa sulle collaudate basi della tradizione holliwoodiana, permettendo così al regista di puntare tutto sull’intrattenimento puro, con effettoni computerizzati e l’immancabile stereoscopia. Un po’ come era successo ne L’ultimo samurai, il vero protagonista non tanto è il collettivo, i ronin, quanto il personaggio di Reeves, metà orientale metà occidentale. Anche questa volta gli studios ci mettono lo zampino, mettendo nel titolo il collettivo lasciandolo però sullo sfondo man mano che la trama si sviluppa. Tutti i discorsi sul coraggio dei samurai vanno a perdere di significato se poi alla fine si trasformano in gregari che hanno bisogno delle doti demoniache di Kanu Reeves per salvare la pelle. Anche la storia d’amore risulta più un contorno messo lì per riempire che altro.
47 Ronin si dimostra abbastanza canonico e piuttosto freddo. Quando si esagera con gli effetti speciali si rischia sempre di donare al pubblico un pellicola incapace di trasmettere una qualsiasi emozione. Prendere la tradizione giapponese e martoriarla in questo modo, trasformandola in una storiella di maghi e demoni, risulta una mossa pessima, quasi offensiva nei confronti di un cinema, quello giapponese, che con le sue tradizioni è riuscito a creare alcune delle più belle storie dellacinematografia mondiale. Il film risulta dunque un mix perfetto, si fa per dire, di pochezza registica mischiata all’inutilità della trama. Saltare da un genere all’altro, badando più alla forma che alla storia, dando così troppa importanza a effetti di cui non avremmo sentito la mancanza, si rivela un harakiri imperdonabile, sia per il regista che per la Universal che ci ha investito i suoi danari.
47 Ronin dunque è film dove tutti gli aspetti tecnici sono curati ed esaltati, dalla fotografia alla scenografia, ma ciò non basta facendo sentire prepotentemente l’assenza di un elemento fondamentale, almeno in film del genere: una trama decente.
CANCEROGENO
Regia: Carl Rinsch – Cast: Kanu Reevs, Rinko Kikuci, Tadanobu Asano, Ko Shibasaki – Anno: 2013 – Paese: Usa – Durata: 118 min.
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