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47. Toccata e fuga

Creato il 30 aprile 2012 da Fabry2010

Pubblicato da fabrizio centofanti su aprile 30, 2012

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Adesso devi mettere insieme la storia di Filippo, Marika e Mattea. Lui era sceso per raccontarti i dettagli e si era perso nei meandri dei rimorsi, i sensi di colpa, le passioni che si accendono senza preavviso e i tradimenti consumati proprio quando si vorrebbe dimostrare la propria fedeltà. Devi seguirlo mentre torna in camera e Marika è piuttosto infastidita dall’assenza prolungata. Ha preso in mano un quaderno trovato in un angolo del comodino; sa che deve farsi i fatti suoi, ma lui non torna, chissà che fine ha fatto. La rabbia la convince a scorrere le prime righe. Parlano di una gita in un paesino del Lazio: Filippo e una lei non meglio identificata entrano nell’appartamento modesto messo a disposizione dalla zia della ragazza. Automaticamente si ritrovano sul letto. Lui la spoglia e la possiede senza tanti complimenti. E’ triste, perché il rapporto è compromesso; si trascina tra un’uscita e l’altra aspettando il pretesto adatto per mettere la parola fine. Perché è entrato in crisi? A lei è stata fatta una spiata, e aspetta il momento giusto per piantarlo. Lui, mentre sono sdraiati sul letto della stanza priva di colori, senza quadri, senza niente, decide di sputare il rospo: non ti ho mai tradito. Lei dice è inutile negarlo, prima o poi vedrai che scopro tutto, dovessi inseguirti in capo al mondo. Ecco, li ha scoperti, e la colpa è stata sua. Cosa farà, Mattea? Si rassegnerà a dimenticare tutto, a rinunciare all’amore? O tornerà alla carica, cercherà di sorprenderli ogni volta che si appartano in una stanza come questa, in qualche parte del mondo e del tempo, magari, dopo morta, li cercherà nei gironi dell’inferno, nel cerchio gelido dei traditori.
Non poteva scegliersi, Filippo, sentimenti un po’ meno complicati? Ora rientra in camera e vede Marika seduta sopra il letto, pensierosa. Lui si avvicina, le accarezza una guancia, le chiede scusa per l’assenza. Ma la rabbia è sbollita: Marika si chiede solo come possa liberarsi dalla morsa di Mattea, da una richiesta di fedeltà che forse non ha mai sperimentato, col padre terrorista sospeso tra una prigione e una rapina, sempre in fuga, la madre, fuggita pure lei, e Mattea che cosa poteva fare, se non fuggire, come se la vita fosse tutta un lasciare, un abbandono di se stessi e degli altri, fino all’addio definitivo.
Sarà per questo che adesso sono spinti l’uno verso l’altro, per colmare un vuoto, per dare una risposta provvisoria a una domanda che naviga nell’aria, confusa con le luci fluorescenti del Seven Hotel in Rue de Berthollet? Toccherà a te sciogliere il nodo inestricabile? Dovrai inventarti qualcosa perché il sangue diventato pietra torni a scorrere nel mezzo della piazza? E perché sospetti che ci sia un legame tra queste fughe e le fughe di Futura, tra la paura di amarsi e perdonarsi e l’incapacità di Romolo di portare a termine la lettura dei suoi libri? Basta, per oggi spegni tutto. Ora ti fumi la Winston e te ne vai a dormire.


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