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49. Prospettive

Creato il 25 marzo 2011 da Fabry2010
49. Prospettive

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Cesare è preso da un dubbio: come conciliare i suoi interventi con il testo del dottor Cavedagna, se ogni scrittore ha il materiale e i temi preferiti, le idiosincrasie che l’orientano in una direzione piuttosto che un’altra, i numi tutelari che lo guidano in un percorso irto di insidie e trabocchetti? Come farebbe lui, per esempio, senza i trucchi, le chiavi, gli attrezzi del mestiere ereditati da Calvino? Come avrebbe elaborato la struttura dei romanzi senza l’ispirazione delle Città invisibili, il libro sacro dell’adolescenza, la sua bibbia di ragazzo inquieto? Come capirebbe il mondo senza passeggiare con cautela nelle vie di Berenice, la città dalla doppia identità, quella ingiusta e piena di malizia, dai progetti malvagi e i sotterfugi, e quella giusta, attenta alla correttezza delle scelte, ma anche all’esattezza di virgole e parentesi? Come avrebbe imparato che ciascuna delle due città cresce dentro l’altra e non c’è perversione maggiore di voler imporre con la forza la presenza di una delle due, perché la libertà è il principio di ogni scelta che possa dirsi umana? E come non pensare che un romanzo prenda vie diverse a seconda che il modello sia la Casa di Husher, con la tetraggine dei locali e l’apprensione per ciò che sta per accadere, la tragedia pronta a scatenarsi e il fantasma di Madeline, insanguinata e in preda alla follia, o se s’ispiri ad Amarganta, nel regno di Fantàsia, la città poggiata sulle imbarcazioni, con porte e finestre in filigrana lievissima, tutta in argento per resistere al potere corrosivo delle acque amare del Lago delle lacrime, dove gli abitanti sono tutti attraenti, dove d’argento sono persino gli abiti e i capelli, mentre gli occhi replicano l’azzurro intenso del lago? Il destino di Medardo e Viola, di Cloe e Brice Cento, dipende da quale parte si contempli la città, con quali occhi ci si affacci al mondo, su quale fondamento poggi la storia della propria vita.



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