Il film racconta la storia di un gruppetto di delinquenti romani che, dopo aver portato a segno una rapina da qualche milione di euro, decide di avviare un vero e proprio giro d’affari commerciando droga. Tutto fila liscio fino a quando i cinque protagonisti non sono costretti a fare i conti con un’organizzazione molto meno improvvisata della loro.
Opera prima del regista Francesco Maria Dominedò, 5 (Cinque), purtroppo, parte da una sceneggiatura molto debole e molto poco originale. Le zoomate frenetiche della macchina da presa, la grande quantità di personaggi secondari, la musica dal ritmo incalzante, le tette e i culi delle ballerine di lap-dance, la droga, la borgata, i soldi e qualche scena violenta non sono sufficienti a movimentare una trama in cui le azioni criminali si succedono in maniera piuttosto semplicistica e il mondo interiore dei personaggi viene sviluppato solo in superficie.
Probabilmente rischiando ancora di più, perseguendo fino in fondo, e non solo a metà, la via dell’eccesso, esplicita nella scelta di caratterizzare fino al limite del grottesco diversi personaggi secondari, il risultato finale avrebbe acquisito un valore differente, fungendo da vera e propria parodia del genere “noir-poliziesco-drammatico”.
La mancanza, però, di uno stile omogeneo, di un uguale trattamento dei personaggi in questa direzione e di un’attenzione chirurgica ai particolari (parrucche e accenti stranieri compresi) lascia in bilico l’opera e perplesso lo spettatore.
I cinque protagonisti sono interpretati da Matteo Branciamore, Stefano Sammarco, Christian Marazziti, Alessandro Tersigni e Alessandro Borghi.
Nel cast, numerosissimo, troviamo anche Rolando Ravello, Lidia Vitale, Angelo Orlando, Giorgia Wurth, Francesco Venditti, solo per citarne alcuni.
Prodotto da Valter D’Errico, che recita anche il ruolo di Daniel, 5 (Cinque) è stato girato in poche settimane con un budget che non supera i quattrocentocinquantamila euro. Il film è tratto da una storia vera.
Ginevra Natale