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5 cose che non vorrei più leggere su un Travel Blog Una riflessione sul processo creativo della scrittura di viaggio

Da Angelozinna

Travel bloggerSe considerassi i blog di viaggi come semplici raccoglitori di informazioni turistiche non credo avrei la forza mentale di mettermi, ogni settimana per quasi due anni, a scriverne uno. Come per ogni altra pubblicazione, sito, libro o diario contenente una qualche forma di narrativa di viaggio, ciò che mi intrattiene di più nel leggere questo tipo di scritti è l’originalità con cui viene descritto un luogo, la sincerità dei racconti, e anche, perché no, le raccomandazioni chiaramente oneste. Nei blog si aggiungono a questi fattori l’aspetto personale, il carattere dell’autore che traspare fra i diversi post, l’ispirazione che ha portato una persona prima a viaggiare e poi a scrivere senza secondi fini, la passione di chi ama quello che fa. Questi dettagli, quando curati, diventano, per me, ancora più importanti delle mete trattate, che, spesso, non ho neanche alcun interesse immediato a visitare.

Oggi un po’ chiunque ha un blog, e sempre di più sono quelli che trattano il mondo dei viaggi. C’è chi inizia utilizzandolo come un semplice diario e poi si evolve, cresce e si trasforma in qualcosa di più grande, e c’è chi parte in quarta, da esperto del settore, dispensando consigli e svelando i segreti più nascosti, magari riuscendo anche a guadagnarci qualcosa. In ogni caso, quello che avvalora veramente un travel blog più è la sua unicità, la capacità di coinvolgere il lettore nelle proprie storie, il processo creativo che porta una persona a pubblicare ciò che pensa in un determinato modo. Quest’ultima è, a mio parere, la parte più difficile. Come si riesce ad essere innovativi in un mondo in cui tutto è già stato scritto e ogni luogo è già stato visitato? Dove si trova l’equilibrio tra una narrativa trasparente ed un taglio nuovo, interessante, accattivante? Una risposta unica ovviamente non esiste e lo studio del linguaggio utilizzato nella comunicazione del viaggio mostra con quale rapidità questo tenda a cambiare, infrangere le regole ed evolversi in direzioni inaspettate.

Pur non sapendo dire con esattezza come o cosa sarebbe opportuno scrivere, so dire con precisione cosa non vorrei più leggere in un travel blog. Mi capita, per piacere o nella ricerca di ispirazione, di leggere molti blog di viaggi e sempre più spesso mi imbatto in testi che sembrano modelli preconfezionati, frasi fatte provenienti da depliant di agenzie turistiche o articoli contenenti descrizioni anonime degne di un telegramma spedito al risparmio. Quelli che seguono sono cinque esempi di scrittura di viaggio che non vorrei più dover leggere e che, probabilmente, sono stati tutti utilizzati da me in prima persona fino a cinque minuti fa:

1. Il miglior ristorante/hotel di -inserisci città- scoperto in un week-end. Cioè, sei stato in una città per due giorni e mi consigli il miglior posto dove mangiare o dormire? Hai mangiato un pezzo di pizza in un posto a caso solo perché Pizza Hut era chiuso e scrivi un post intitolato “La migliore cucina italiana a Londra”? Hai dormito una notte in un albergo trovato su internet e guarda un po’ è il migliore del pianeta in fatto di qualità (media) e prezzo (medio)? No grazie. Le uniche recensioni che prendo sul serio, a meno che non si tratti di luoghi veramente particolari e unici nel suo genere, sono quelle provenienti da persone che hanno avuto modo di fermarsi e conoscere a fondo un luogo, di sperimentare e comparare diversi posti, oppure che hanno avuto la fortuna di conoscere e ricevere consigli validi da dei locali. Parlami piuttosto di come è andato il viaggio, di cosa hai visto e come ti sei organizzato, includendo magari tra le righe dove hai mangiato o dormito.

2. Post lunghi cinquecento parole sul “Come arrivare dall’aeroporto alla città” in una qualsiasi località europea. Capirei se stessi volando in Antartico dove chiedere ad un pinguino potrebbe rivelarsi difficoltoso, ma dato che stai andando in una località occidentale e non hai intenzione di fingerti parcheggiatore per rubare un mezzo all’arrivo, non c’è bisogno di un intero post. Anzi, ti aiuto, te lo scrivo io qui il post così ogni volta che ne avrai bisogno portai copiare ed incollare: “Arriva all’aeroporto. Prendi l’autobus.”. Piuttosto scrivi di come in realtà il costo del biglietto aereo è solo una parte del totale, dividi il budget per categorie e descrivi dove si deve essere pronti a spendere qualcosa in più, dove avresti potuto risparmiare e magari compara il tutto ad un’altra citta`. Oppure semplicemente postalo su Twitter.

3. Post su mete non ancora visitate/destinazioni che sogni di visitare. Stai per andare su Marte? Interessante. Stai pensando di andare a Marina di Pisa nell’estate 2016? Tienitelo per te, e magari raccontamene quando torni. Scrivi di cose concrete, di luoghi che conosci, di esperienze vere. Anche l’organizzazione di un viaggio può essere interessante, ma deve rimanere qualcosa di reale, di cui ti stai effettivamente occupando, non di un’idea vaga che ti è rimasta in testa dopo la settima birra al pub.

4. Low cost, last minute, offertissima, e altre parole che non significano niente. Oggi tutto è low cost, o, perlomeno, più low cost di qualcos altro. Devo aver letto (e scritto) low cost così tante volte che ormai credo che dovrebbero essere loro a pagare me dato che meno di zero non si può spendere. Lo sappiamo che Ryanair è la compagnia aerea che costa meno, lo sappiamo che quell’albergo dove sei stato solo tu è più economico di tutti gli altri, e che se mangi per strada spendi poco e al contempo fai full immersion nella cultura locale (del kebab). Ti dico un segreto: si può spendere ancora meno. Nella maggior parte dei blog che si promuovono come esperti del low cost trovo prezzi poco sotto la media, consigli scontati e dritte banali. Un buon rapporto qualità-prezzo non è low cost, è un buon rapporto qualità-prezzo. O mi dici come spendere davvero poco o mi godo il viaggio senza stare a preoccuparmi per qualche spicciolo.

5. Frasi fatte e perle di saggezza. Quante ne avrò dette di queste non lo so neanch’io. “Terra di contrasti”, “Paradiso tropicale”, “Il sogno di una vita”, “Una vista mozzafiato”, “Terra dei sorrisi”, “Una perla nel mediterraneo” (no, ok, questa forse mi manca). Insomma, che palle. Descrivimi un luogo, parlami della gente, raccontami qualcosa di vero, di vivo. Le parole di plastica lasciamole alle vetrine dei tour operator e i paradisi lasciamoli alle bibbie. Per favore.

E a voi cosa piace o non piace leggere? È troppo chiedere ad un blog di creare buona narrativa di viaggio o andrebbe considerato semplice mezzo di informazione amatoriale?


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