Pubblicato da fabrizio centofanti su marzo 19, 2012
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Dante si è fatto un’idea strana sulla fuga improvvisa di Eleonora. Le idee strane, a volte, sono le più vere. Si affaccia dal pontile: la balaustra in marmo è piena di scritte antiche e nuove. Gli viene una specie di vertigine; pensa alla gente che è passata di qui, ai sentimenti, le speranze, le disperazioni. Il mare è una schiuma bianca in concorrenza con l’ovatta delle nuvole. Sembra che il cielo abbracci la terra con passione, che voglia vorticare sulla pista da ballo sbattuta dal vento in abito da sera. Sì, un’idea strana, ma cosa c’è di normale a questo mondo? Prova a leggere una scritta arrampicata su una delle colonnine di sostegno: Fofner, sei la mia vita. Che farà, Fofner, mentre la bava delle onde si allarga sulla spiaggia? Dicono che una volta, qui, fosse diverso: sulla rotonda campeggiava un edificio a forma di chiesa o di moschea, una cupola sorretta da archi slanciati verso l’alto. Che fine ha fatto? Che fine fanno le cose della vita? E Fofner? E la sua amante? E’ tentato di scrivere qualcosa: Eleonora, sei la mia vita. Si volta indietro: oltre il corridoio del ponte si apre la città come un pianeta sconosciuto, le case piene di problemi, di bambini difficili che prima o poi verranno a lui per chiedere un aiuto che non c’è. Ecco la stranezza: gli altri si nascondono laggiù, dalla parte opposta del ponte, lontanissimi anche se vicini, come il corpo che aderisce al bikini della donna: cosa manca per colmare la distanza, per strappare il velo di malinconia che si stende sugli occhi di ogni uomo? I piatti, i piatti da lavare. C’è sempre qualcos’altro a prendere il posto dell’amore. Fofner, dove sei? Dimmi come va a finire questa storia. C’è una soluzione? Per questo si è fatto un’idea che può apparire strana, e invece è di una logica stringente: Eleonora lo ha lasciato perché voleva ballare il tango a tutti i costi, ma lui, lui si è rifiutato. Ballare io? Scherziamo? Ora capisce che non sono i piatti a dividere la gente, che lungo il corridoio infinito che separa il ponte e la città c’è un volteggio di corpi, un guancia a guancia che lui, lui, ha respinto con disprezzo. Fofner, di’ qualcosa! Il cielo abbraccia la terra: li vedi volare insieme al ritmo di una musica perduta.