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5 libri da leggere: Giuliano Pasini.

Creato il 06 settembre 2011 da Libriconsigliati



Per la rubrica “5 libri da leggere“, dopo lunga attesa (la pausa estiva non ha facilitato le cose), vi presentiamo le riflessioni di Giuliano Pasini, autore di La giustizia dei martiri, già recensito sulle nostre pagine. L’autore ha individuato cinque libri essenziali per la sua formazione, cinque titoli che, in definitiva, sente di poter consigliare ai nostri lettori. Ringraziando Giuliano per la sua disponibilità e gentilezza, vi proponiamo di seguito il suo intervento.

Liriche e frammenti - Saffo

Liriche e frammenti - Saffo

Giuliano Pasini Cinque libri. Un bel problema. Solo cinque? E come si fa. Ci ho pensato mesi, non scherzo. Poi,  finalmente, ecco l’illuminazione. Cinque libri “formativi”. Allora è più agevole: non semplicemente cinque libri che mi sono piaciuti, mi hanno entusiasmato. Ma cinque libri che mi hanno formato. Ce la posso fare. Partiamo dunque per il nostro viaggio.

E partiamo dalla poesia (redazione, non odiarmi!): Saffo, Liriche e frammenti. Penso all’edizione Feltrinelli economica con testo a fronte. Perché davvero non serve spendere molto per leggere bene. Paradossalmente, Saffo è stata decisiva non per la mia formazione sentimentale ma per quella religiosa. Una lirica in particolare, “L’invocazione a Venere”, mi sconvolse per la sua intensità e per la forza delle descrizioni. Non avevo dubbi: in quei momenti la poetessa vedeva la dea. Nello stesso modo, probabilmente, i mistici cristiani vedevano la Vergine. Instillò in me la coscienza di un sentimento religioso al contempo molto più universale e molto più intimo e personale. Io, chierichetto e lettore di messali, gustando Saffo ho smesso di andare a messa.

Non me ne vogliano i lettori, ma parlando di libri formativi non posso non citare un altro classico. Platone e il suo Simposio. Se una poetessa dell’amore è stata decisiva nel formare la mia idea della religione, un filosofo ha formato la mia idea dell’amore. Mi riferisco al discorso di Aristofane. Al mito degli “uomini doppi” separati da un impaurito Zeus. E le metà costrette a vagare nel mondo per ricongiungersi. La ricerca dell’altra metà, quella che completa. Indipendentemente dal sesso. Uomo con uomo, donna con donna. E l’ermafrodito separato, metà uomo e metà donna. Il messaggio è che soltanto un’altra metà riesce a completare una persona. Quando arriverà, ce ne accorgeremo. O, per lo meno, per me è stato così. Uomo fortunato, lo so. Consiglio qui l’edizione di Adelphi, sempre con testo greco a fronte.

E che dire di quanto è formativo Omero? Impossibile inventare trame dopo di lui. O la stoica visione della vita di Seneca. Per non parlare della mia scelta scellerata di laurearmi in giurisprudenza dopo la lettura della Prima Catilinaria di Cicerone. Ma basta classici, avevo promesso. E manterrò.

Edgar Allan Poe - I delitti della Rue Morgue

I delitti della Rue Morgue - Edgar Allan Poe

O, per lo meno, basta classici “antichi”. Iniziamo con quelli moderni! Anche perché io mi cimento in romanzi di genere, qualcuno mi ha formato anche in questo. Impossibile non parlare, quindi, di Edgar Allan Poe. Impossibile non citare I delitti della Rue Morgue. Il capostipite di un genere. Il racconto (o romanzo?) più imitato della storia, direi. La trama è notissima: il cadavere di una donna viene trovato in una stanza ermeticamente chiusa. Come si dice, “la polizia brancola nel buio”. L’animalesca soluzione verrà trovata dal geniale Auguste Dupin, mente analitica e matematica, padre di Sherlock Holmes, Hercule Poirot… e di tutti coloro che dichiarano di discostarsi dal cliché. L’Harry Bosch di Connelly o il Lincoln Rhyme di Deaver, ad esempio. O i nostrani Salvo Montalbano (anche se ci sarebbe da discutere dell’appartenenza al genere giallo-poliziesco dei romanzi che lo vedono protagonista, per me si tratta di mainstream di ottima qualità) e Sarti Antonio (qua nessuna discussione) o il mio misero (a confronto) e tormentato Roberto Serra. Di Poe consiglio la bella opera omnia ripubblicata da Newton Compton recentemente. Una scorpacciata che non sazia mai.

Se I delitti della Rue Morgue è il primo, secondo me Dieci piccoli indiani di Agatha Christie avrebbe dovuto essere l’ultimo, perché meglio non si poteva fare. Dieci persone invitate dal misterioso U. N. Owen (provate a pronunciarlo, geniale!) sull’altrettanto misteriosa isola di Nigger. Nessuno degli invitati conosce gli altri, e nemmeno il misterioso anfitrione. L’unica certezza è che ogni giorno ci sono morti misteriose e ognuno dei superstiti potrebbe essere o assassino o la prossima vittima, secondo un ritmo cadenzato dalla filastrocca che inizia con: Dieci poveri negretti se ne andarono a mangiar: uno fece indigestione, solo nove ne restar… Magistrali le atmosfere, cupe, claustrofobiche e ossessive. Inestricabile l’intreccio. Nel genere (quale genere, poi?) un capolavoro. Per questo consiglio stavolta un’edizione “singola”, non l’opera omnia di Agatha Christie che, onestamente, raggiunge raramente queste vette. Che ne dite di quella degli Oscar Mondadori, per continuare a spendere poco?

Corale alla fine del viaggio

Corale alla fine del viaggio

Mi concedo una licenza nel finale. Un romanzo che ho amato alla follia  e che considero il mio preferito. Un’opera che intreccia le storie personali dei protagonisti con un evento arcinoto. Un linguaggio potente ed evocativo come pochi altri e vicende che sanno coinvolgere e commuovere. Alcuni passaggi, poi, sono di pura poesia, ne hanno l’incanto e il ritmo. Mi riferisco a Corale alla fine del viaggio di Erik Fosnes Hansen. Il viaggio del Titanic funge da sfondo alle vicende personali dei membri – immaginari – dell’orchestra della nave. Quella che continuerà a suonare fino all’affondamento. Personaggi indimenticabili, finale scontato. Perché questo romanzo è formativo? Esagero: dovrebbe esserlo per qualsiasi persona che voglia scrivere. Questo equilibrio tra linguaggio e narrazione, tra poesia e prosa, tra vicende personali e storia è un obiettivo. Di più: è un’ambizione. Godetevela in edizione Oscar Mondadori… ma non sotto l’ombrellone. Non mi resta altro che augurarvi buona lettura.

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