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5. Racconto Concorso "Il Bene e Il Male"

Da Angivisal84
La notte nei miei occhi di Luca Fadda 

Non mi sono mai vergognato d’affermare che per me la notte non esiste. Meglio, per me esiste solo quella, come un indistinto velo oscuro senza giorno.Guida è il mio cane. È femmina, come quasi tutti i cani guida. Pare che i maschietti siano troppo distratti dalle pulsioni sessuali per prestare attenzione al loro compito, ma per me non fa alcuna differenza. Pur odiando, da quel maledetto giorno, il genere femminile, so che è solo la femmina di essere umano l’ignobile rappresentante della categoria. In tutte le sue forme, le sue manifestazioni, le sue figure. Tranne la figura materna, perché io non ho mai odiato mia madre.La mia notte inizia negli occhi, per sprofondare nel cuore. Cupa, sterile di luna e stelle. Non ho mai visto le stelle. Le posso solo concepire con la mia mente scura, immaginandole come buchi in un cielo nero attraverso i quali scorgere la splendente luce di un infinito sconosciuto. Scorgere, beh, sono anche ironico, oltre che cieco dalla nascita.Ci sono bambini che hanno paura del buio, ma per me non è mai esistita nemmeno questa preoccupazione. Per me immaginare il panico del nero sarebbe come per un bambino normale aver paura della luce. Io non ho mai avuto paura, io in quell’assenza di colore ho solo fatto maturare il rancore verso chi è davvero diverso, come mi sento e sono io.
All’inizio pensavo che noi diversi potessimo solo piangerci addosso e maledire nel cuore le nostre menomazioni, ma poi ho scoperto una dignità che non conoscevo in queste persone, non conoscevo in me. Ho fatto crescere nella mia mente la convinzione che i diversi non siamo noi, ma loro, quelli che non si sanno godere una sola briciola del tutto che hanno. Io, invece, anche solo con le briciole di una vita con vista sul mondo, sarei l’uomo più felice sulla terra.Il rancore vero, quello che oggi mi pervade, è nato una mattina nei bagni mai puliti della mia scuola; ero alle superiori, con difficoltà stringevo amicizie ma qualche amico l’avevo. E i miei amori, quelli che ogni adolescente sperimenta a quell’età, erano quasi normali, seppure legati a sensazioni diverse dagli altri ragazzini. Un giorno, in quel lurido bagno dei maschi, Laura si avvicinò a me con il suo alone profumato di bella ragazza. La sua voce mi parlò ammiccante.«Davide, se solo potessi vedermi...»«Cosa?» dissi voltandomi. Gesto istintivo ma stupido, dato che non potevo comunque vederla.Avevo captato la sua presenza, il suo profumo, come farebbe un cane.«Sono nuda... nuda per te.»Allungai la mano d’istinto, rapito in un’estasi immatura, ma in quell’istante intuii un movimento rapido. Strinsi con le dita, senza pensarci, la prima cosa che toccai: un membro maschile. Non poteva essere altrimenti, i membri sono solo maschili. Qualcuno scattò una foto, sentii il rumore del diaframma di una macchina fotografica.«Cieco e pure frocio!» urlarono irridenti gli altri presenti.Nella confusione che mi aveva provocato il profumo di Laura, non avevo sentito gli altri odori, quelli dei miei compagni di classe, che ora però distinguevo bene. L’odore di quel membro in erezione che non era il mio, stretto per un solo istante nella mia mano, mi rimase impresso nella mente come un fotogramma sulla pellicola di un vecchio film. Era l’odore di Giacomo, il fidanzatino di Laura. E oggi ancora lo sento, misto al profumo di lei, ogni volta che porto a spasso la notte e gli occhi, tra il cuore e l’anima.Dopo quell’esperienza, persi la fiducia nei miei pur acuti sensi, e chiesi a mamma e papà di avere un cane guida. Avevo paura di commettere ancora quell’errore. Ottenni il cane, ma in classe non lo potevo portare, per cui trattenevo i miei bisogni fino al pomeriggio. Non sono mai più riuscito a entrare in quel bagno, e in nessun altro bagno aperto al pubblico.Era dura, ma riuscivo a controllare il mio corpo, come e anche meglio delle persone normali. Avevo una padronanza dei miei sfinteri che andava oltre l’immaginabile.Guida era un pastore tedesco di un anno, che dimostrò subito la sua professionalità e la sua umanità, lei che umana non era. Lei mi amava per quello che ero: il suo padrone. Certo, era addestrata per amare un cieco, ma per me non era importante la sua formazione professionale. Per me era importante il suo amore. Percepiva meglio di chiunque altro, forse anche più di me, i miei sentimenti. Quando ringhiava feroce, molto feroce, significava che c’era nei paraggi Laura, e forse anche Giacomo. Mi difendeva, aveva imparato a comprendermi e forse odiava con e come me.Dopo le superiori rinunciai a studiare, staccandomi sempre più dai rapporti con gli altri, uguali o diversi che fossero. Mi bastava Guida, l’essere umano non sa essere davvero sincero, come lo era lei.
L’altra mattina, dopo anni, Guida ha ringhiato al centro commerciale. Ha ringhiato forte. Ho capito il motivo quando sentii le risate quasi soffocate di una coppia, e capii che ridevano di me. Ma il fastidio di Guida andava oltre, stava cercando di dirmi qualcosa. Leccò la mano che le allungai per farla stare calma, guaendo sconsolata. Avevo capito e sorrisi a labbra serrate.Quella sera, andammo a fare una passeggiata. Guida non mi stava guidando, ma a volte capitava: stava invecchiando, aveva già diciassette anni e poco tempo le restava ancora da vivere. Lei mi stava tirando, con delicatezza, come se sapesse già dove andare, dove portarmi.Si stava facendo buio, lo sentivo dall’umidità dell’aria, perché i miei occhi erano sempre nell’ombra. Guida a un certo punto si fermò, smettendo di tirare. Si era seduta e io mi accomodai accanto a lei, su un gradino. Forse era stanca, le regalai l’ennesima carezza e allentai il guinzaglio. Dietro di me sentivo il portone di un palazzo aprirsi e richiudersi, gente che usciva, sconosciuti. Saremo rimasti seduti due ore, e ormai s’era fatta notte, lo capivo dal ronzio dei lampioni accesi e la sentivo appiccicarsi sulla mia pelle.Guida all’improvviso si alzò, ricominciò a tirare più decisa stavolta, portandomi in un vicolo, suppongo. L’odore era quello di un vicolo puzzolente di scarsa cura. E la sentivo annusare per terra, fino a fermarsi davanti a un’auto. A quel punto sentii delle voci.«Amore, sei bellissima.» era Giacomo.«Muoviti, che ci aspettano.» era Laura.Capii le intenzioni di Guida e appena i passi si avvicinarono a noi, lasciai andare il guinzaglio. Subito dopo sentii urla straziate, di una donna e di un uomo, meglio: di Laura e Giacomo. Quindi Guida guaì, e poi più niente. Qualche secondo di silenzio mi separò dal suo leccare la mia mano, ancora aperta dopo aver abbandonato il guinzaglio.«Andiamo a casa Guida, qui è pericoloso.» le dissi.Guida mi porse il capo del guinzaglio e io lo afferrai, tornammo a casa.L’indomani al telegiornale parlarono di una coppia massacrata ferocemente da un cane, con molte probabilità randagio. Sembravano i morsi di un cane gi grossa taglia, forse un pastore tedesco, forse neanche troppo giovane.Era la conferma di cui non avevo bisogno, non mi serviva eppure provai un certo piacere nel sentirla.Se così si può dire, guardai Guida e piansi. Lei pianse, guaendo la sua commozione. Quindi mi si avvicinò e la sentii arrampicarsi stanca verso il mio volto, verso i miei occhi bui e umidi. Li leccò, prima di accasciarsi sul mio piede, emettendo il suo ultimo gemito.La mia unica amica, aveva fatto in modo che io non fossi più un diverso, io avevo la notte negli occhi, come adesso anche Laura e Giacomo. Solo che la mia era una notte ancora viva, la loro non più.Senso di colpa? Ma io cosa avevo fatto, in fondo? Non ho mai insegnato l’odio a Guida, non le potevo insegnare qualcosa che lei non avrebbe capito. Invece lei ha percepito il sentimento traspirare dalla mia pelle, dalle mie parole, i miei ricordi. E non ha distinto il bene dal male, scegliendo il bene per me e il male per i miei vecchi aguzzini.Mai fatto niente, io. Avevo subito le angherie dei normali, vivendo la notte negli occhi, vedendo oltre ciò che era possibile guardare. E avevo regalato, tramite Guida, questo piacere a Laura e Giacomo, nonostante fossero stati tanto cattivi con me. In fondo, a ben pensarci, siamo stati buoni, io e Guida.
Adesso la mia nuova amica sta cominciando a comprendermi, ad assorbire i miei sentimenti. Presto sarà pronta, e torneremo, con lei, a fare giustizia nei confronti dei diversi. I diversi da me, quelli normali.Il nome che ho scelto per la mia nuova amica è Syria, dal nome di Sirio, la stella più brillante della volta celeste dopo il sole. Il buco d’infinito più luminoso, nel buio della notte più nera e sconfinata.C’è stato un tempo in cui ho avuto la notte solo negli occhi, ma ormai mi ha contagiato il cuore, l’anima. E la voglio insegnare a chi, da adesso, nel bene o nel male mi guiderà e mi proteggerà.Mi fermo spesso a riflettere, cercare di capire se quello che sto facendo è ciò che veramente voglio, se davvero serve a qualcuno. Se eliminare i diversi, diversi da me, è un bene per l’umanità. O se invece sarei io quello che, come gli altri uguali come me, dovrebbe sparire. Non ho risposte, tutto è relativo nella mia vita monca di un senso, e penso che tutto, forse, è relativo e per questo inutile. Inutile perché anche oggi, seppure alzi al cielo il mio volto con gli occhi aperti, mentre accarezzo Syria, continuo a non vedere le stelle.

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