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5 tonnellate

Creato il 28 ottobre 2011 da Simone D'Angelo @SimonDangel
5 tonnellate

La cocaina si acquista facilmente anche per strada

In Italia non è mai passata tanta cocaina quanto nel 2011. Il dato registrato dalla Direzione centrale dei servizi antidroga (Dcsa) sfiora le 5 tonnellate. Il totale ammonta a 4 mila 650 chili, più del doppio rispetto al periodo tra gennaio e settembre del 2010 e una tonnellata in più rispetto al totale dei 12 mesi.

Secondo Narcoleaks, un sito web che monitora la cocaina di cui le forze dell’ordine di tutto il mondo entrano in possesso, il dato sarebbe addirittura superiore. Cannabis ed eroina, invece, non hanno avuto un’impennata di sequestri paragonabile. Questo significa che «è aumentato il consumo della cocaina», afferma il pubblico ministero Nicola Gratteri, procuratore aggiunto presso la Direzione distrettuale antimafia del Tribunale di Reggio Calabria. I dati evidenziano che in tutto il nostro continente le tracce della polvere bianca aumentano di anno in anno.

Al contrario negli Stati Uniti da due anni e mezzo il dato è in contrazione «grazie al fatto che da 20 anni è stata fatta molta prevenzione sulle conseguenze dell’uso della cocaina». Il vuoto lasciato dal mercato Usa, quindi, viene colmato soprattutto dall’Europa. «C’è una grande quantità di cocaina sul mercato – conclude Gratteri – e questa grande quantità determina un abbassamento o comunque una stagnazione dei prezzi». Per questo da dieci anni la polvere bianca costa sempre la stessa cifra. I porti italiani sono fra le mete più importanti del traffico di cocaina, controllato in gran parte dai Casalesi e dalla ‘Ndrangheta calabrese. Dall’Italia e dalla Spagna passa buona parte dello stupefacente diffuso in Europa. È normale, quindi, che le confische raggiungano cifre importanti.

Secondo Giovanni Serpelloni, capo del Dipartimento Politiche Antidroga di Palazzo Chigi, è da escludere che all’aumento dei sequestri corrisponda direttamente una crescita nei consumi. «Il raddoppio dei sequestri – spiega – può derivare da due componenti principali. Il primo è che ci sia stato un aumento dell’attenzione investigativa sul settore cocaina. L’altro è che aumenta il circolante, un’ipotesi che non può essere liquidata semplicemente con l’aumento dei sequestri ma che va verificata attraverso le indagini sull’uso e nel consumo nella popolazione italiana e sulle acque reflue. Se c’è un aumento dei consumi dovremmo trovare riscontri nella quantità di metaboliti nelle acque reflue, ma non è così».

Ad agosto Serpelloni si era detto certo della decrescita nei consumi, tanto da diffondere il dato secondo cui più dell’80% dei giovani italiani non ha mai fatto uso di droga. Il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega al contrasto delle tossicodipendenze Carlo Giovanardi ha subito precisato che «i dati diffusi da Nicola Gratteri non sono in contrasto con il calo dei consumi che il Dipartimento antidroga ha registrato negli ultimi due anni». Eppure le tesi dei due sono opposte: difficile sostenere che i dati non siano divergenti.

«I sequestri sono un dato troppo ballerino», aggiunge Roberto Fanelli, responsabile del Dipartimento ambiente e salute dell’Istituto Mario Negri di Milano. «Dipendono da una serie di situazioni locali e casuali. Magari viene intercettato un carico di qualche tonnellata e va ad influenzare sul totale». Secondo Fanelli «il consumo è in realtà diminuito del 20%». L’Istituto Negri ha poi smentito le cifre secondo cui a Milano sono 330 i chili di cocaina consumati all’anno. I dati, risponde l’istituto, sono vecchi di 5 anni. Peccato che nessuno abbia ancora diffuso numeri più recenti.

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