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5. Traduzioni

Creato il 22 gennaio 2011 da Fabry2010

5. Traduzioni

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Amerigo ha un cruccio: sa che può scrivere solo in una lingua, l’italiano, escludendo inevitabilmente i lettori potenziali di altre parti del mondo. Non ha mai creduto nella traduzione; è convinto che un’idea, un sentimento, possano esprimersi esclusivamente nel vocabolario in cui sono stati concepiti. E’ appena uscito dalla Piccola Casa della Divina Provvidenza, dove ha visto immagini che non riesce a traghettare in un discorso: facce improbabili di minorati fisici e mentali, occhi strabuzzati, paralisi, grida scomposte, pianti senza lacrime. Il rovescio del mondo non ha nome, è un silenzio che si oppone alla volontà di trasformare la materia nella trama  di verbi, sostantivi, segni d’interpunzione, capitoli e volumi. La scrittura è un fallimento, il tentativo di imitare Dio, che peraltro non ha scritto nulla; nemmeno, pare, nella versione umana del Figlio, che aveva altro a cui pensare: Amerigo ne intravede il motivo, tornando dai volti segnati dallo spasmo, le lingue bloccate, le mani rattrappite. Comprende la misura della superbia umana, convinta di gestire la complessità del mondo che invece sfugge come sabbia tra le dita, dichiarando inafferrabile l’essenza della vita. Gli sembra di aver scoperto un continente nuovo, depositario di una lingua ignota; è un esploratore che contempla uno scenario inedito di cui bisogna indovinare il senso, che si intuisce tormentato come tutto ciò che è nuovo e strappa alle abitudini consuete. I pensieri lo assalgono, lo turbano, e solo all’ultimo si accorge di un uomo che attraversa avanti a lui, di fronte all’edicola, come se la strada e le automobili in corsa fossero parole di una lingua sconosciuta e intraducibile.



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