Girato con uno stile registico da soap e in mano a due attori sostanzialmente ciarlatani, 50 Sfumature di Grigio è un film intrinsecamente brutto. Difficile capire come un prodotto simile sia riuscito ad arrivare così in alto al box office, carico di stereotipi imbarazzanti e con una storia a conti fatti inesistente nonchè spesso offensiva verso il genere femminile.
Inutile dire che il film è tratto dall’omonimo best seller scritto coi piedi da E.L. James, come è inutile parlare del suo contenuto hard ultra sadomaso che nel libro è narrato in modo più che certosino, diversamente dal film. La pellicola viene categorizzata come drammatica-erotica anche se l’erotismo credo sia rimasto solo sulla carta, perchè nel film non ve nè traccia.
La storia la si può sintetizzare in poche battute – Anastasia è un’innocente verginella prossima alla laurea che sostituisce l’amica per un intervista al giovane imprenditore Cristian Grey. Scatta il colpo di fulmine e lui cerca di farla cadere nella sua trappola da psicopatico erotomane, costringendola a sottoscrivere un contratto in cui accetta torture varie in nome del piacere fisico di entrambi. Scopicchiamenti vari nella cameretta dei giochi, e via romanticherie a gogo. Poi altri scopicchiamenti sempre più spinti e via altre romanticherie. Tira e molla tira e molla fino al fastidioso cliffangher finale che francamente sa di presa in giro.
Il lato peggiore del film è la costante esaltazione del sesso sadomaso come vera chiave di lettura del piacere più elevato. Il miscuglio di amore-violenza che viene fatto senza una bussola che possa guidare lo spettatore a capirci qualcosa, credo genererà danni atroci nella psiche delle teenager che si sorbiranno questo orrore. Da subito si capisce che lo smarrimento dei protagonisti rispetto alla loro relazione è il vago presagio di uno smarrimento a livello di sceneggiatura, ed infatti non si arriverà a un climax finale soddisfacente. Gli stereotipi più gretti abbondano di minuto in minuto, rendendo la minestra indigesta in modo esasperante. Il desiderio di possesso da parte di Grey di Anastasia, sia da un punto di vista fisico che mentale, è quanto di più vicino allo stalking moderno. Ne da ripetuta prova palesandosi nei posti dove Anastasia si reca, facendole pressione psicologica in ogni situazione, arrivando perfino a venderle la macchina per regalargliene una più figa. Una violazione della privacy in piena regola. Le più ingenue potranno obiettare che così deve essere un uomo, attento ai bisogni della sua amata e sempre in anticipo sui suoi tempi , ma francamente non vedo tutto questo romanticismo e le analogie con American Psycho fioccano.
D’altro canto lei recita la parte della verginella venticinquenne (assurdo) totalmente assuefatta, fisicamente e mentalmente, da un uomo che spaccia le sue psicopatie come la bandiera del progressismo sessuale più avanguardista. Tutto stona, tutto funziona male, tutto rasenta la noia. E questa continua banalità del bel tenebroso ferito da chissà quale trauma che non riesce ad esprimersi se non con azioni deviate, è quanto di più palloso ci sia al mondo. Le inquadrature da primissimo piano degli attori sono snervanti e non ci viene regalato molto degli ambienti se non nei momenti del volo (eliccotero e ultraleggero). Per riequilibrare la bilancia delle critiche, la soundtrack è davvero potente nelle note di Beyoncè e di Ellie Golding, anche se un po di amarezza la si prova leggendo il nome di Danny Elfman come autore dello score.
Tristemente noto è il destino di ben 22 minuti di film, tagliati dalla versione cinematografica perchè troppo hot e inclusi nella versione home video che arriverà a maggio. Quale che sia il contenuto di queste scene non ci è dato saperlo, anche se probabilmente si concetreranno sui nudi integrali degli attori e inquadrature più esplicite durante gli accoppiamenti, come quella visibile clikkando qui.
Dunque che cavolo è questo film che riesce ad incassare 500 milioni di dollari worldwide? E’ una furbissima operazione commerciale che specula su un unico tema di fondo: siamo tutti dei fottuti voyuer. Ci piace guardare, spiare, vedere cose che non appartengono al nostro quotidiano, ma che ci intrigano perchè sono al contempo evasione dalla routine e immedesimazione con le fantasie altrui. Il libro giocava su questo concetto, facendo emergere il piccolo guardone che c’è in ognuno di noi, con dovizia di particolari che alimentavano l’immaginazione della scena. Se il film avesse osato tanto, ora lo potremmo vedere gratis su purnhub, ed invece ha giocato sulla linea sottile del drammone con qualche sporcellata qua e là, incassando dei visti censura non troppo severi e un sostanziale via libera in sala a tutte le quattordicenni allupate o semplicemente curiose di vedere come si potrebbero usare i propri genitali in modi alternativi.