Jon Hopkins - Opalescent ( 2001 )
Ascoltando questo disco ho trovato un modo di comporre che se non si accompagna ad immagini filmiche comunque sembra seguire una o più tracce narrative. Per esempio Halcyon, volendo seguire la interessante definizione dell’Oxford dictionaries, che parla di un uccello mitico in grado di calmare le acque. Delicati fraseggi di chitarra puntellati da alcune note di piano elettrico. Ognuno può metterci del suo ovviamente. Magari l’immaginazione è già guidata dai titoli, nel senso che uno pensa al mare e alla calma e si immagina la scena, dal momento che abbiamo ormai tutti più o meno l’abitudine di pensare cinematograficamente. Ma in generale l’intero disco permette di spaziare con la mente, non indica un’unica strada. Credo dipenda dalla quiete con cui procede la musica. Gli unici momenti in cui aumenta il volume è per infondere una sorta di energia positiva, rappresentata spesso dalla chitarra elettrica pulita e leggermente riverberata. C’è insomma la possibilità di immaginarsi delle storie, dei personaggi, se proprio non si vuole attingere dai propri ricordi o dal presente vissuto. Molto piacevole anche Lost in Thought, con un suono di chitarra che mi ha ricordato un pezzo di John Frusciante solista. La chitarra emerge spesso per dare la direzione ai pezzi mantenendo sempre piccoli fraseggi e arpeggi di pochi accordi. Fading Glow sembra la più intensa. Inner Peace può essere presa come paradigma del disco intero. La caratteristica principale mi pare il senso della misura e dell’ordine, governato con tocco comunque sapiente, che rende sostanzioso l’ascolto. Non ci sono mai sbandate. Si ritorna su questo disco con la sicurezza di tornare a casa. Al massimo può esserci l’indugio nella malinconia, il bisogno di rattristarsi. Anche le poche tracce con atmosfere vagamente misteriose o minacciose non cercano mai di destabilizzare. Non essendo un profondo conoscitore della musica elettronica o ambient non saprei ben collocare questo disco, né dal punto di vista qualitativo né stilistico. Certo è che l’ho ascoltato volentieri più volte. Manca solo la prova nel traffico.
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Jon Hopkins - Opalescent ( 2001 )
Ascoltando questo disco ho trovato un modo di comporre che se non si accompagna ad immagini filmiche comunque sembra seguire una o più tracce narrative. Per esempio Halcyon, volendo seguire la interessante definizione dell’Oxford dictionaries, che parla di un uccello mitico in grado di calmare le acque. Delicati fraseggi di chitarra puntellati da alcune note di piano elettrico. Ognuno può metterci del suo ovviamente. Magari l’immaginazione è già guidata dai titoli, nel senso che uno pensa al mare e alla calma e si immagina la scena, dal momento che abbiamo ormai tutti più o meno l’abitudine di pensare cinematograficamente. Ma in generale l’intero disco permette di spaziare con la mente, non indica un’unica strada. Credo dipenda dalla quiete con cui procede la musica. Gli unici momenti in cui aumenta il volume è per infondere una sorta di energia positiva, rappresentata spesso dalla chitarra elettrica pulita e leggermente riverberata. C’è insomma la possibilità di immaginarsi delle storie, dei personaggi, se proprio non si vuole attingere dai propri ricordi o dal presente vissuto. Molto piacevole anche Lost in Thought, con un suono di chitarra che mi ha ricordato un pezzo di John Frusciante solista. La chitarra emerge spesso per dare la direzione ai pezzi mantenendo sempre piccoli fraseggi e arpeggi di pochi accordi. Fading Glow sembra la più intensa. Inner Peace può essere presa come paradigma del disco intero. La caratteristica principale mi pare il senso della misura e dell’ordine, governato con tocco comunque sapiente, che rende sostanzioso l’ascolto. Non ci sono mai sbandate. Si ritorna su questo disco con la sicurezza di tornare a casa. Al massimo può esserci l’indugio nella malinconia, il bisogno di rattristarsi. Anche le poche tracce con atmosfere vagamente misteriose o minacciose non cercano mai di destabilizzare. Non essendo un profondo conoscitore della musica elettronica o ambient non saprei ben collocare questo disco, né dal punto di vista qualitativo né stilistico. Certo è che l’ho ascoltato volentieri più volte. Manca solo la prova nel traffico.
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