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52. Basilico e prezzemolo

Creato il 05 maggio 2012 da Fabry2010

Pubblicato da fabrizio centofanti su maggio 5, 2012

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Ti fermi incantato di fronte alla Bottega di Piacenza: che ci fa qui? Si affacciano dolci, vini, caramelle. Se ti facessi un’abbuffata? Se rinunciassi alla linea che difendi a tutti i costi senza sapere neanche più perché?
- Vogliamo proseguire?
- E’ sicuro che qui funzioni meglio?
- Le mie terapie si adattano ai clienti. Lei è un tipo chiuso, ha bisogno del mondo, per guarire. Ricordo che un paziente stette molto meglio guardando i gatti che mangiavano sotto il portico di casa.
Gli strizzacervelli sono più strani dei malati. Il negozio successivo è un rivenditore di Champagnes, fanno lo sconto del quindici per cento.
- Che ne dice di una bella bottiglia?
La tua mania dei segnalini, la sindrome dell’interruzione, ti porta a confrontare il grande Nino con lo scrittore di Rue de Berthollet: chi sarà più efficace? La storia della terapia stradale ti convince poco. Piuttosto, sembra che i metodi convergano: anche lo scrittore utilizza il reticolo infinito delle vie, gli interni appannati degli esercizi commerciali, gli slarghi improvvisi delle piazze, come metafore del viaggio nella psiche. Come se fosse più facile procedere nel vivo del racconto a contatto col prisma sfaccettato e imprevedibile della città, il passo lungo della donna con la giacca di pelle, lo sguardo del vecchio che si posa sul giornale, la sigaretta che brucia tra le dita dell’impiegato seduto in un angolo del bar.
- Lasciamo perdere gli acquisti: dobbiamo posarci appena sulle cose, lasciare che rivelino ciò che si nasconde dietro.
Lo prendi in parola: lasci che gli occhi indugino delicatamente sulle cassette di frutta, il giallo dei limoni, il rosso delle fragole, il verde delle mele. Ti torna in mente una coppa di fragole con panna che ordinasti al lago di Nemi, mentre una donna dai capelli lunghi e neri ti guardava con un sorriso languido: chi era? L’avevi avvicinata casualmente; vi eravate ritrovati su argomenti interessanti per entrambi, finché le avevi fatto la proposta. Sedevate in una specie di caverna, in mezzo ad altri tavolini occupati da coppiette. Lei sussurra che sei stato audace; cogli la palla al balzo e t’inviti a casa sua. Il sorriso si allarga: in pochi istanti siete fuori dal locale e scivolate lentamente giù per i tornanti, mentre gli alberi salutano, costretti da un vento quasi freddo che qui – dicono – è normale. Il raccordo finisce più rapidamente, v’infilate tra i palazzi alti del quartiere e siete già parcheggiati sotto casa. Sei salito per le scale o in ascensore? Non ricordi. Vi accoglie il terrazzo intasato di vasi di basilico e prezzemolo, sarà una brava cuoca? Ti offre un limoncello: quanto ne bevi? Quando gli occhi si appannano e fatichi a pronunciare frasi sufficientemente logiche, ti chiede se sei disposto a farle un massaggio in camera da letto. Tu cadi dalle nuvole: un massaggio? Ti chiamerà al momento giusto. Ecco, puoi andare: sta sotto una coperta beige, capisci subito che è nuda. Come si fa? Comincia dal collo e dalla schiena. Ha la pelle più liscia di una mela di Montmartre. Scendi con la mano fin sotto la coperta; ti spingerai più avanti? Il limoncello ti brucia l’intestino, come la sigaretta dell’impiegato all’angolo del bar. Può succedere di tutto. Lei finge di dormire. Perché la baci sotto il collo, le dici buonanotte e te ne vai?
- Un altro segnalino.
- Come spiega tutto questo?
La strada è ingombra di negozi di frutta: ti avvicini alla cassetta delle mele, ne prendi una tra le mani e l’accarezzi, fino a sentire il sapore acre del limoncello fatto in casa: brucia più di quello del terrazzo traboccante di basilico e prezzemolo.


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