da qui
C’è un contrasto suggestivo tra la sala dell’albergo-ristorante e la città antica che appare al di là della vetrata. Due epoche, due mondi che si studiano, come gli occhi di Avigail e di Ismail, seduti al tavolo coi bicchieri di cristallo e un mazzo di fiori bianchi che lanciano un appello profumato.
Hadas, Rabi e Tsion passeggiano nella zona delle case demolite, tra ragazzi che giocano a pallone ed erba selvatica mista a geranei e fichi.
- Mi hai preso in giro?
- E come potrei? Non penso che ai tuoi occhi.
- Fino a quando la gente potrà sopportare tutto questo?
- Non dirmi, Tsion, che sei divorato dagli scrupoli.
- Solo ai miei occhi?
- Mi vuoi provocare?
- Non possiamo calpestare i diritti elementari.
- Mors tua, vita mea, dicevano i romani.
- Ti è piaciuto qualcos’altro?
- Posso scendere nei particolari?
- Bisognerebbe trovare un compromesso.
- Sembra facile, Rabi: è uno scontro di civiltà, non solo politico o economico.
- Lo sai che noi donne c’innamoriamo dei dettagli.
- Da dove cominciare? Dalle colline lisce che si offrono alla luce azzurra dello sguardo?
- Ma dentro le civiltà ci sono gli uomini, le donne, gli orfani e le vedove.
- Bravo, sei andato a lezione da Yehochoua?
- O dalla valle fertile che si prolunga nella macchia a sorpresa dei cespugli?
- E’ giusto pensare solo a difendere o attaccare?
- Se gli lasciamo campo libero ci spazzeranno via, con l’aiuto del mondo musulmano.
- O dal canyon che scende fino ai monti vasti, separati da una striscia umida e scura?
- E intanto noi li massacriamo, gli togliamo il necessario per vivere.
- Occhio, Tsion, i discepoli del nazareno fanno danni.
- O dalle colonne bianche che poggiano su piedistalli lunghi e affusolati?
- Dobbiamo resistere alla tentazione della pena: gli dài un dito e si prendono il braccio.
- Spostiamoci da qui: le macerie non aiutano a cancellare la coscienza.
- Ismail, mi piacciono i tuoi giochi.
- Avigail, sono giochi da bambini.
La città antica e la nuova sembrano toccarsi, ma un cristallo invisibile mantiene le distanze.