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53. Pazienza

Creato il 27 gennaio 2012 da Fabry2010

Pubblicato da fabrizio centofanti su gennaio 27, 2012

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Hai scoperto che è a Berlino. Puoi sapere tutto, Gilda, oggi non ci sono più segreti. Lo troverai? Non è un paese di campagna. E come ti presenti? Con la tua busta di giocattoli? Che cosa è accaduto da quando hai deciso per la prima volta di parlargli? Non sai niente di lui. Sarà ancora un romanziere? E’ diventato già famoso? Da un po’ di tempo ti agiti per nulla: che sia il segno che qualcosa sta cambiando, che è arrivato il tuo momento? Sull’aereo sei piena di speranze: tutto ti sembra nuovo, le poltroncine verdi, la pensilina chiara coi soprabiti e i giubbotti accartocciati, che ricordano i pensieri accavallati senza un ordine preciso, i passeggeri che chiacchierano, ridono o tradiscono espressioni preoccupate. Dall’oblò viene una luce cha ti acceca: una prova che il meglio della vita, il bagliore insostenibile della fortuna ha scelto di posarsi su di te? E se l’aereo cadesse? L’hai sempre evitato, della macchina volante non ti fidi, ma ora è per Arturo! Ecco, l’ala si muove: è un uccello bianco e rosso che prende la rincorsa per portarti dal tuo amore, sfidando le tempeste, disposto a tutto pur di realizzare i desideri che ti porti appresso. Ecco, si alza, che paura! Non si può tornare indietro. La terra si allontana, vorresti riacciuffarla, tirarla per i riccioli degli alberi, gli orecchini e gli anelli delle case, la mano umida del mare. Sei in mezzo alle nuvole: non vedi altro che i batuffoli di zucchero filato, ti chiedi se non sia lo stesso per la città che si è ingoiata lo scrittore coi suoi progetti vaghi, se la vita non sia che un volo cieco in cui nessuno s’incontra con nessuno, tutti si corre verso un luogo di cui si sa soltanto che c’è un uomo che si chiama Arturo, uno che s’inventa la vita perché non riesce più a distinguere un albero da un palo, un fiume da una strada, perché vivere è essere gettati dentro un tunnel di cui non vedi l’inizio né la fine, ma devi proseguire, sperando che la macchina volante, l’uccello dalle ali arrugginite resista fino in fondo, non vada in avaria, non si scontri con un altro carico inutile di sogni. Stai calma, Gilda, pensa a quando ce l’avrai davanti: che gli dirai? Fingi di avere tra le braccia una busta di giocattoli, sei la bambina che ha ricevuto i regali di Natale, qualcuno ti ha voluto bene, si è preso cura di te, puoi presentarti a lui senza paura, chiedergli a che punto è con l’ultimo romanzo, nascondergli la cosa con Giorgio, con l’uomo dal soprabito scuro, gli tenderai la mano, lo guarderai con gli occhi lucidi per la corsa sull’uccello bianco e rosso, ecco, lo sapevi, turbolenza! sembra di stare al luna park, il comandante avverte che sarà una questione di minuti, che i passeggeri non si alzino, che ci scusiamo per il disagio temporaneo e ringraziamo per la vostra pazienza.


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