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56. Eris

Creato il 03 aprile 2011 da Fabry2010
56. Eris

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Dopo il primo momento di euforia, in cui ha avvertito la potenza di un’ispirazione ritornata vergine, Alberto si rende conto di dover ricostruire il suo romanzo, anzi, di aver bisogno di renderlo irriconoscibile, perché la copia originale è nelle mani della ragazza dai capelli rossi, che potrebbe spacciarlo come suo. Il punto di partenza è l’aula universitaria gravida di possibilità, coi richiami a un parlamento, a un teatro greco, o una nave, un treno, l’universo. E’ proprio lì che Alberto ha avuto l’intuizione di una storia da inventare, una trama che ospitasse, nello stesso tempo, la forza e la ricchezza della vita, l’ordine dell’intelletto e la passione del viaggio, la tensione dell’arte e il pericolo che ogni navigazione reca in sé. L’aula rappresenta la ragione e il sentimento, la faticosa opera di costruzione, giorno dopo giorno, ora per ora, l’orazione del politico, la pazienza autorevole del controllore, lo sguardo strategico dell’ammiraglio. Davanti agli occhi appaiono le orbite dei pianeti conosciuti, l’agilità di Mercurio, la sensualità di Venere, la carnalità azzurra della Terra; la severità di Marte, l’imponenza di Giove, la rapidità di Saturno; l’elusività di Urano, l’indipendenza di Nettuno, la riservatezza di Plutone. Alberto pensa che il racconto sia già scritto nel moto perpetuo delle stelle, nell’attrazione dei corpi, nella scia delle comete: la traccia che ogni cosa lascia di sé, rifiutando di omologarsi con le altre, ansiosa di mostrarsi com’è, di essere posseduta e possedere; no, ecco, sta inserendo qualcosa di sé, la rabbia repressa per il manoscritto perso, il furto sleale che immette un principio di disordine nel dibattito del parlamento, nella rotta della nave, nella corsa del treno; l’attore, adesso, ha dimenticato la battuta, lo studente tenta di copiare, il controllore omette di chiedere il biglietto perché l’occhio si è smarrito nella scollatura della viaggiatrice; la trama si sfilaccia, si disperde come una pergamena interminabile che precipita nel nulla, oltre Nettuno e Plutone, al di là di Eris, un pezzo di ghiaccio che vaga nello spazio in cui si perde il filo della storia, ogni residuo di armonia, e resta solo il nome di Discordia, il pianeta nano, che gira, gira oltre Nettuno.



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