Pubblicato da fabrizio centofanti su maggio 12, 2012
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Ti esalta camminare per le vie di Parigi, hai sognato spesso di visitare la città dei sogni, del tuo amato Calvino, la città che hai sempre immaginato, al punto che pensavi di conoscerla, ti sembrava di averne passato in rassegna gli odori, i colori, le vetrine; non avevi già visto questo punto di Ives Saint Laurent in Rue Bonaparte che pare un tempio greco? Non avevi intravisto questa strada fatta solo di negozi d’alta moda, intervallati a tratti da botteghe di profumi, come quella della Kiehl’s, là, sulla destra, e poi ancora e solo Chattawak, Ivoire, Henry Lloyd, Zapa, interrotti quasi per sbaglio da un Mandarinaduck o una farmacia all’angolo con Rue de Four, ed è curioso che Marika non ti abbia chiesto di comprarle qualcosa o se lo sia comprato lei: è il segno che sia veramente innamorata? L’interrogativo evapora di fronte ai Rolex che appaiono d’un tratto proprio oltre l’incrocio, e pensi al tempo che è passato, a come cambiano le cose, alla donna che ti cammina al fianco con i capelli biondi e lunghi e le labbra grandi che sorridono sempre, come se tutto le andasse bene, e pensi che la donna ideale sia quella capace di ricevere, ospitare, di far scivolare nell’oblio l’ombra e la luce del passato, con la scusa di scoprire l’altro lato di Rue Bonaparte che t’illude di esserti affrancato dai lustrini dell’abbigliamento e di aver virato verso gli orologi d’alta classe – ecco la succursale della Seiko – e invece, macché, ricomincia con Georges Rech, Theory, Apostrophe, che non vedi l’ora di trovare un diversivo, un bar, tanto per dire: non l’avevi sognato già così, con questa tenda verde e i tavolini tondi, dove la gente beve, scrive, legge riviste patinate, aspetta con la giacca in mano e ti chiedi quale delle ipotesi sia la più probabile, quella che nel big bang vede l’inizio di una serie di effetti casuali, una catena ininterrotta di contingenze senza senso o quella che scorge un disegno già determinato, che attraverso gli organismi unicellulari attraversa le ere, le grandi glaciazioni, l’assetto progressivo della crosta terrestre, la nascita delle prime specie intelligenti fino alla donna che cerca un monumento sul depliant turistico, quella che s’informa sull’orario dei treni per il Sud, o l’uomo intento a girare il cucchiaino nella tazza come se fosse una questione di vita o di morte, e non sai decidere, ti pare che ci siano buone ragioni per l’una e l’altra prospettiva, ma t’inquieta il pensiero che la donna che ti stringe il braccio stia lì per una mera contingenza e non per un progetto arcano di una provvidenza che ha pensato proprio a te, alla solitudine dei giorni senz’amore, al contrasto insanabile con Mattea che ti ha accusato di alto tradimento, e ti chiedi se può sorgere l’alba in cui le scelte si rivelano finalmente quelle giuste, volute da un Dio che conosce ogni intreccio, dall’incipit al finale, e non siano solo goffi tentativi destinati a contraddirsi al primo colpo di vento, al primo apparire dei pettegolezzi, al sibilo dell’invidioso che non vede l’ora di trasformare la passeggiata in Rue Bonaparte nell’anticamera fredda dell’inferno.