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59. Irish pub

Creato il 21 novembre 2010 da Fabry2010

59. Irish pub

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Nonostante il biglietto ricevuto, Saulo decide di recarsi lo stesso da don Faber. Il tom tom lo guida, dal Raccordo, all’uscita dell’Eur, dove fa un giro complicato di cui ricorda nulla; prende la Cristoforo Colombo, costeggiando una campagna in via di estinzione divorata dai palazzi di una speculazione edilizia che, s’intuisce, non ha limiti né regole. Giunto nelle vicinanze di Acilia, si meraviglia della sproporzione fra l’agglomerato urbano e l’insufficienza della rete stradale che lo serve: il traffico è intasato, gli automobilisti isterici, sempre pronti a insultarsi e a incolparsi vicendevolmente. Raggiunge una piazza del quartiere AXA, dove si affaccia, dal secondo piano di un edificio commerciale, l’Irish pub frequentato da don Faber e dai suoi amici preti: un antro stipato di marchi di birra, bandiere e stemmi motociclistici tra cui spicca quello della Harley Davidson sulla parete di fondo, vicino alla cucina. Prova a immaginare i sacerdoti che discutono animatamente tra un sorso di Guinness e una patatina fritta, alternata ai pistacchi che piacciono tanto a don Antonio, parroco prefetto. Non resiste alla tentazione di sedersi a quello che è stato sempre il loro tavolo, a ridosso di una sella da cavallo appoggiata alla ringhiera, e a mandare giù una Ceres come ai bei tempi delle uscite bolognesi. Ringalluzzito dall’alcol, monta in auto sperando di evitare palette della polizia nel breve tratto che lo separa dalla meta. Finalmente scorge un edificio grigio con un portico e una specie di torre campanaria dai tubi metallici dipinti in blu. Parcheggia l’auto sulla destra della chiesa ed entra, spingendo il portone in legno chiaro. Eccolo là, don Faber, nella cappella laterale, a colloquio con un ragazzo agitato dalla pelle olivastra e gli occhiali dalla montatura spessa. Saulo si ferma sulla soglia, non vuole disturbare. Nel frattempo, contempla la vetrata sulla parete di fondo, paragonandola, con uno strano cortocircuito di pensiero, allo sfondo del pub con la marca dell’Harley Davidson in bella vista e in posizione dominante; pensa al Cristo risorto che campeggia nel mosaico come a un centauro incosciente che rischia la vita per eccesso di generosità. Don Faber lo vede e gli fa un ampio gesto di saluto. Il ragazzo agitato dalla pelle olivastra e dalla montatura fuori ordinanza capisce che si tratta di una visita importante e si congeda in fretta.
- Saulo! Vedo che non rinunci alle tue idee, anche a costo di bere l’autostrada tutta d’un fiato.
- Ho bevuto altro: l’Irish pub è degno di tanto presbitero, non mi sono mai goduto così la Ceres coi pistacchi.
- Bene, ora che sai abbastanza della nostra pastorale, andiamo a fare due passi qui davanti.
Escono nel portico, gremito di ragazzi che commentano la sconfitta del Napoli sul campo della Lazio. Don Faber fa un gesto d’impazienza, come dire: con voi facciamo i conti dopo!



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