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6. Winston blu

Creato il 20 marzo 2012 da Fabry2010

Pubblicato da fabrizio centofanti su marzo 20, 2012

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Una traccia ce l’ha, Amerigo: Futura è pazza di Vasco. E’ convinto di poterla incontrare in un concerto, perché la musica è un filo dove ci si trova, prima o poi. Basta seguire le note, le voci che s’intrecciano, il fumo delle canne, l’odore dei fiaschi, i frammenti di emozioni che scavano solchi in cui viaggiare, fuggire dai manuali di anatomia patologica: è la musica che guarisce dalla malattia che ci portiamo dentro, nella trappola del corpo. Se la vede davanti, con la mania della sinistra, delle lotte operaie, in cui l’aveva coinvolto quasi a forza; le grida delle manifestazioni, i lacrimogeni che esplodevano a due passi, Futura, dove sei? Eccomi, vieni! Non si era mai sentito così libero, per questo diceva pane al pane e dava della stronza alla turista che continuava a chiedergli del gatto, come fosse la cosa più importante della terra.
- Place Sainte Opportune. Lì c’è un tabaccaio.
- Non vorrà mica istigarci a comprare sigarette?
Se l’ammazzasse? Un gesto simbolico per rompere definitivamente col mondo borghese, le macerie impolverate di snobismi e puzze sotto il naso. Magari Futura lavora lì, in tabaccheria: c’è un posto migliore per una come lei? Una volta la portasti nello stupido hotel, come lo chiamava: facevate l’amore e lei piangeva; com’è possibile? Era diversa dalle altre, non l’avresti mai capita. Tirava fuori le sue Winston blu, diceva che era come non fumare.
- Attenta, signora, sta giocando col fuoco.
Ti piaceva il modo in cui accendeva le cicche: lo sguardo concentrato, la ciocca di capelli neri che cadeva di traverso. Fatta la prima boccata, sorrideva. Perché piangevi?
- Mi minaccia? Guardi che farò rapporto!
- Pensa di stare al fronte?
Non rispondeva, in questi casi. Fissava le forme che prendeva il fumo, mentre io l’accarezzavo sulla schiena.
- Mi lasci in pace,  andiamo via di qui: non serve a nessuno la tabaccheria!
Non sai cosa ti prende: è come se qualcuno ti afferrasse la mano e la spingesse sulla guancia della donna. E ora? Ti guardi intorno: parti come una freccia verso Rue des Halle, lungo le vetrine dei negozi, la boutique d’abbigliamento, la sala giochi, la pizzeria chez Mario, la rivendita di bagni e di cucine, in un istante sei in Rue de la Ferronnerie, fai in tempo a scorrere i titoli dei volumi esposti nella libreria, a scendere con la mano fino alla fine della sua spina dorsale e senti che Futura fa un leggero movimento per accoglierti meglio, le sussurri però dovresti dirmelo, sei piena di misteri, lei sorride soffiando un’altra nuvola di fumo, mentre entri nell’albergo e chiedi se c’è una stanza libera, devi lavorare e pensi di starci fino a domattina.


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