da qui
- Mi sta perseguitando?
- Per Magdalenne è sempre più difficile distinguere il confine tra la fascia azzurra del cielo e quella grigia: è come se una lotta senza quartiere, o un amplesso, confondesse la linea, la spostasse su e giù, di qua e di là, in un cercarsi e offendersi e abbracciarsi senza fine.
- Voglio solo un parere da chi conosce Yehochoua meglio di tutti.
La punta del minareto raggiunge il taglio grigioazzurro del cielo; la donna ha gli occhi fissi su quel limite, rapita e disgustata nello stesso tempo.
- Perché dovrei dirlo a lei?
Le finestre dei palazzi sono aperte, ma non si scorge nulla: è il riflesso scuro del tramonto, che sembra rivelare, ma nasconde.
- Sono un giornalista, vivo di questo.
Eppure, se si guarda meglio, s’indovina un’ombra, un dettaglio in movimento.
- Lei non capisce i sentimenti di una donna.
Ecco, una sigaretta accesa, il braccio teso di un uomo.
- Rispondo ai desideri del mondo.
La chioma di un albero, scossa dal vento, copre e scopre l’antro buio di un portone ancora aperto.
- Il mondo non ha un cuore, è una folla senza volto e senza nome.
Davanti a Chlomo, lo sguardo di Magdalenne è una finestra aperta nell’ora del tramonto, non si distingue nulla, in apparenza.
- Il mio lavoro è cercare ciò che non si vede, dare forma a un battito profondo e sconosciuto.
Che cos’hai, Magadalenne, perché non ridi mai?
- C’è un dolore che solo un uomo può descrivere.
Perché non parli, Magdalenne, che cosa ti è successo?
- Non ti fiderai mai di me?
Sei così bella, Magdalenne, perché non ridi mai?
- Mi fido solo di quell’uomo.
La punta del minareto è sommersa dalla fascia grigia del cielo; da una finestra esce un grido, forse un bambino, forse l’abbaiare disperato di un cucciolo lasciato solo.
- Come sei bella, Magdalenne.
Il serpente nero della strada si arrampica tra le prime luci dei lampioni.
- Se ne vada, le ho detto, se ne vada.
