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61. Matasse

Creato il 09 aprile 2011 da Fabry2010
61. Matasse

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Teodora si massaggia le braccia per lenire gli effetti della lotta con Olivia. Siede sul materasso avvolto nel panno rancido e poggia le mani sul carrello della spesa approdato qui da chissà dove. Pensa al romanzo che si va formando dalle discussioni col dottore: mail che intasano il computer e si succedono serrate a sostegno delle rispettive posizioni, schermaglie che degenerano in rissa, al pari degli alterchi con l’amica, come prova, se fosse necessario, che le lotte più feroci si scatenano intorno alla forma di una storia, in cui ciascuno investe la parte più profonda, l’eco dei traumi, la scia delle speranze, le scelte del presente sospese sopra il nulla. Cavedagna è un teorico: per esorcizzare il caos della vita, il disordine regnante nella casa, le finestre da cui teme di essere spiato, ha bisogno di un disegno netto e trasparente; Teodora parteggia per la concretezza, come se il libro dovesse rispecchiare l’edera che scivola sul muro, l’armadio che pare cedere da un momento all’altro, gli scatoloni di cui ormai si ignora il contenuto. Il romanzo è tirato da una parte all’altra, col risultato che il lettore non sa se perdersi nei particolari dell’affresco o seguire le linee aeree e impercettibili di ipotesi e sistemi. Ma è un’altra l’idea che domina Teodora, mentre fissa le arcate divorate dal tempo, la porta sgangherata coi chiavistelli arrugginiti, la sedia a sdraio con la borsa d’acqua calda: quella dell’evoluzione del romanzo, che muove da una situazione semplice, un dato elementare, per diventare sempre più complesso, a mano a mano che i fili confluiscono, si annodano tra loro, compongono matasse ingarbugliate come il mondo, che sogna un’esistenza confortevole e si scopre a scavare gallerie di detriti che ostruiscono il passaggio.



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