Pubblicato da fabrizio centofanti su maggio 20, 2012
da qui
Dormiva, quando l’hai lasciata. Hai bisogno di uscire, di stare un po’ da solo. Arrivi al ponte, mentre i passanti vanno ognuno verso il suo destino; solo tu sei fermo, con i gomiti sulla pietra bianca della balaustra, gli occhi fissi sull’acqua che scorre lentamente, come il tempo e la vita. Dicono che la vita corra, ma non sei d’accordo: è il flusso impercettibile della Senna visto da quassù, il conto esatto delle increspature corrispondenti a quelle delle nuvole, come se fra cielo e terra si dipanasse un dialogo segreto, confidenze che basterebbe ascoltare per risolvere gli enigmi, prendere una strada oppure l’altra. Dalla parte opposta s’intravedono i battelli, appollaiati sull’acqua come cigni o pellicani; chissà se prenderanno il volo avanzando verso il nulla, come sempre. Fatichi a chiarirti le idee; sei diviso tra Marika e Mattea come fra terra e cielo, l’acqua e le nuvole; la vita è un ponte gettato sul fiume dei ricordi e dei progetti, e la gente, le macchine, le bici che corrono sul grigioscuro dell’asfalto sono l’unica prova che qualcosa si muove, non tutto è finito prima che cominci. Ti attira una scritta nera sulla balaustra: non riesci a decifrarla, è mezzo cancellata dalla pioggia che chissà quante volte si è abbattuta qui, nella serie infinita degli inverni. E’ un nome troppo strano per essere vero; ma c’è anche la tua mancanza di lucidità, l’emozione dei giorni passati, il dilemma che ti rode il fegato e non ti fa decidere di nulla.
- E’ bello guardare il fiume.
Chi è l’uomo con la camicia azzurra che rivolge la parola a un perfetto sconosciuto? Ti volti un istante, poi ti rifugi di nuovo nei pensieri. Ti hanno colpito i suoi occhi così grandi, ma non vuoi cedere, ti sembra un’invadenza: come si permette d’interrompere la tua meditazione?
- L’acqua è piena di sorprese: c’è l’ombra dei palazzi e degli alberi, le macchie che il vento forma soffiando così come gli viene. E’ lui che decide come essere, che fare, dove andare.
Perché non riesci a dirgli che vuoi stare solo?
- Nell’acqua, si disegnano anche delle facce; quella, per esempio: si vedono gli occhi spaventati, le labbra inclinate verso il basso.
Ha ragione. Più a destra, inquadri la figura di un ranocchio; l’altro, invece, è un gambero gigante; e lì c’è un pescecane che spalanca la bocca.
- Ci vedi sempre tutto questo?
- Il mondo è pieno di scritte che nessuno legge, nomi difficili da decifrare.
- Come questo, intende dire?
Gli mostri il segno che ti aveva incuriosito, ma è come se già lo conoscesse: sorride; gli occhi grandi riflettono immagini che intuisci a poco a poco: due donne, una città divisa dalla Senna, un cielo che sembra uno specchio in cui ogni storia diventa immortale, per un attimo.