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66esimo Festival di Cannes: “A Touch of Sin” di Jia Zhang-Ke (In Concorso)

Creato il 18 maggio 2013 da Taxi Drivers @TaxiDriversRoma

66esimo Festival di Cannes: “A Touch of Sin” di  Jia Zhang-Ke (In Concorso)

 

Anno: 2013

Durata: 133′

Genere: Drammatico

Nazionalità: Cina

Regia:  Jia Zhang-Ke

Un preludio di morte è la premessa scelta da Jia Zhang-Ke per raccontare quattro storie accadute in quattro province della Cina – Shanxi, Chongqing, Hubei e Guangdong – distribuite da nord a sud lungo l’immenso territorio del gigante dai piedi d’argilla. Un minatore arrabbiato si ribella contro i soprusi e la corruzione dei capi del suo villaggio, un operaio migrante ritorna a casa per festeggiare il capodanno dopo aver sperimentato le possibilità di guadagno offerte dalle armi da fuoco, un’affascinante receptionist di una sauna (Zhao Tao, recentemente vista e premiata in Io sono Li di Segre) viene provocata fino a reagire violentemente, un giovane operaio di una fabbrica si barcamena in diverse attività per migliorare la sua condizione.

Tre storie di omicidi e un caso di suicidio inquadrano nel sangue la Cina contemporanea, un impero economico in espansione ancora fragile e contraddittorio consumato dalla violenza dilagante. Mentre l’economia impenna arricchendo come di consueto una fetta minore della società, il popolo versa in condizioni di indigenza e di degrado, fisico e morale. Jia Zhang-Ke ritrae il cambiamento del suo Paese declinandolo nel quotidiano di piccoli casi di esistenze al margine, esistenze dimenticate, corrotte, aggredite, misere. La ferocia con cui i protagonisti si scagliano contro i propri aguzzini rivendicando una dignità oltraggiata viene trattata dal regista Leone d’Oro 2006 di Still Life con un eclettismo stilistico interessante e audace che rimarca l’influenza dei wuxiapian mescolata in salsa pulp.

Muovendosi in un lungo e in largo nel suo Paese, Jia Zhang-Ke cerca di delineare una geografia paesaggistica e umana dove l’incomunicabilità con il proprio vicino e la migrazione alla ricerca di una condizione di vita migliore – spesso disattesa – sono il fondamento del conflitto sociale, economico e privato e il fulcro di un cinema alla ricerca del reale che si definisce in una rappresentazione brillantemente rivisitata del genere.

Francesca Vantaggiato


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